Qualsiasi periodo di
vacanza è quanto mai adatto a introdurre apertura, luminosità e spaziosità
dentro di noi. Per esempio, nella tradizione Dzogchen del buddhismo tibetano
esiste la pratica di "guardare il cielo". Ci si stende all'aperto, si
guarda il cielo e si introduce la sua luce, la sua grandezza e la sua apertura
nel nostro animo. In un certo senso, ci si "infinitizza".
In realtà il periodo delle vacanze (anche brevi) si
presta a ogni genere di contemplazione. Sedetevi o sdraiatevi in un ambiente
naturale (in riva al mare, a un fiume, a un lago, su una montagna, in un bosco,
su un prato, ecc.) e, stando in silenzio, contemplate il luogo, a perdita
d'occhio.
A poco a poco la bellezza, la grandiosità e la
luminosità della natura vi pervaderanno, inducendo una interruzione del solito
lavorio mentale e una piccola luce. Non a caso il termine "vacanza"
viene dal latino vacuum, che significa vuoto. In altri termini, lo scopo è
quello di fare il vuoto mentale, interrompendo il rimuginio e la sofferenza
abituale e introducendo qualcosa di bello e luminoso.
Tutto questo può essere fatto volontariamente, senza
aspettare le rare occasioni propizie. E, a pensarci bene, può essere fatto
anche a casa nostra, guardando una piantina o il cielo dalla finestra.
Nessun commento:
Posta un commento