Nella religioni teiste troviamo
sempre gli stessi elementi: c'è un Dio, c’è un profeta (l'unico autorizzato), c’è
un Messia, c'è un libro sacro che si ritiene dettato o ispirato da Dio, c’è una
religione organizzata e c'è una chiesa o un tempio. Cristianesimo, giudaismo,
islam, hinduismo... testimoniano che la mente umana, quando vuol essere
religiosa, concepisce sempre lo stesso modello, con minime variazioni. C'è un
Dio che ti ha creato e che un giorno ti giudicherà. E ci sono ovviamente un
paradiso e un inferno, in qualche posto, forse in cielo, forse sottoterra,
forse su qualche altro pianeta...
Ma poi esiste il Buddhismo che ci dice qualcosa di
completamente diverso. Non solo non esiste alcun Dio, ma è proprio il tuo
credere in un Dio che non ti fa essere religioso. Infatti, se c'è un Dio, tu
non sei libero - sei uno schiavo che deve ubbidire al suo padrone. E il padrone
ti castigherà o ti premierà secondo le sue personali idee di male - le sue, non
le tue. Se sei stato un bravo schiavo sottomesso, Dio ti premierà. Ma se hai
disobbedito, se hai pensato con la tua testa, se ti sei ribellato all'autorità,
se hai voluto scalare da solo l' "albero della conoscenza del bene e del
male", allora sarai punito. Questa sarebbe l'essenza della religiosità
teista: la sottomissione al Potere.
Un modello che piace tanto alle dittature, religiose e
politiche.
In realtà quel Dio che tu credi esistere è una tua idea,
una tua interpretazione, una tua proiezione di ciò che è il padre, il padrone,
l'autorità... un'idea del tutto umana. Le religioni in cui credi sono
invenzioni degli uomini, i quali marchiano con i loro pregiudizi tutto ciò che
creano. Per giustificare l'esistenza di quel Dio, ecco che nascono le teologie,
sistemi filosofici che cercano di spiegare con categorie umane ciò che non è
logico e neppure umano - un lavoro assurdo...
Ma che cos'è allora la religiosità? La religiosità non è
credere, non è pensare, non è avere idee su qualcosa, non è ragionare su Dio
(la teologia), ma è sperimentare ciò che vi è divino, nel mondo e in te - non necessariamente
in esperienze eccezionali, ma nella vita di tutti i giorni. Tu hai perso di
vista lo straordinario che c'è nell'ordinario, la meraviglia che c'è nella vita
semplice. È per questo che cerchi Dio in cielo o, peggio ancora, nelle chiese e
nei templi.
Ma il Divino (non più un Dio antropomorfizzato) non è
chiuso in un luogo speciale; è dappertutto, è in ogni cosa e, soprattutto, è in
te stesso. Tu stesso sei il tempio e il dio e la preghiera.
Il problema è che, a forza di pensare e di
razionalizzare, a forza di dividere e di distinguere mentalmente, a forza di
costruire teologie ("quanti angeli ci sono su una capocchia di
spillo?"), a forza di vivere in spazi prefabbricati e secondo leggi
artificiali, hai perso di vista il Divino, la meraviglia.
È questo che devi cercare di riattivare. Se dunque ti
siedi semplicemente e non fai nulla - proprio nulla, nemmeno cercare di pensare
-, se lasci cadere la mente con il suo fardello di distinzioni e di cavilli,
puoi recuperare l'esperienza del Divino che è in te e dappertutto.
Certo, oggi è sempre più difficile. Perché l'uomo deve
lottare, farsi una posizione, sposarsi, mettere al mondo figli, arricchirsi,
speculare in borsa, essere più furbo degli altri, diventare importante e
fregare il prossimo. Un essere del genere dove volete che possa trovare momenti
di silenzio interiore, di meraviglia e di pace? Tutto in lui è rivolto
all'azione, all'acquisizione, alla competizione, al possesso. E allora, quando
cerca di essere religioso, non gli rimane che rivolgersi alle religioni
prefabbricate, ai sacerdoti di professione, ai libri sacri, ai dogmi, alle
teologie e al Dio che sta in cielo. Non potrà mai trovare il Dio che sta in
lui, che è lui stesso.
Crede che il Divino possa essere definito e conosciuto
come un qualsiasi altro oggetto. Magari comprato con qualche offerta. Ecco
perché Dio è morto. Se non sai diventare silenzioso, se non sai stare seduto
senza fare nulla, il tuo Dio sarà semplicemente un concetto, un'immagine e una
convenzione. E il tuo rapporto con lui sarà come quello che c'è fra gli uomini:
di interesse, di tipo mercantile. Io ti do questo e tu mi dai quello. Di un
simile Dio non potrai avere nessuna esperienza, nessun tipo di unione, perché
lo cerchi là dove non si trova: nei cieli o nelle chiese. E, invece, è proprio
dentro di te.
Per sperimentarlo devi solo lasciar perdere le
innumerevoli attività in cui ti disperdi continuamente (comprese quelle
mentali) e ritrovare la divinità delle cose fondamentali: respirare, prendere
la legna, attingere l'acqua al pozzo, bere un bicchiere d'acqua...
Calmo e silenzioso, entra in te stesso e cerca il tuo
stesso essere, qui e ora.
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