La parte più elevata dell'uomo, ciò che lo differenzia e lo mette
al di sopra degli altri animali, è il suo essere consapevole. È la coscienza
che fa la nostra grandezza. Questa facoltà ci fa essere più evoluti e più
intelligenti degli altri esseri viventi. Ma non basta, perché la coscienza è
condizionata come ogni altra cosa.
Noi siamo la nostra
coscienza, però la nostra coscienza è ben poco "nostra" - per lo più
è formata dai genitori, degli insegnanti, dai religiosi, dai politici, dagli
intellettuali, dai libri, dalla televisione, ecc. In altre parole, gran parte
delle nostre idee, delle nostre convinzioni e dei nostri giudizi è presa dalle
idee, dalle convinzioni e dai giudizi di altre persone. Indubbiamente noi
operiamo una selezione e una sintesi di tutto questo materiale, ma resta il
fatto che in origine non è nostro. Siamo fatti da tanti pezzi di altre persone,
di altri cervelli. La nostra coscienza è in realtà una coscienza sociale.
Già essere consapevoli
di questa condizione è una forma di illuminazione, perché ci fa capire che il
nostro ego è un aggregato di altri ego e di altre coscienze. Ciò che credevamo
"nostro", anche la parte più intima di noi, è pesantemente condizionata.
Nasce allora il
problema, da una parte, di decondizionare la coscienza e, dall'altra parte, di
acuirla. Decondizionare la coscienza significa rendersi conto che al nostro
"volto originale" sono state sovrapposte innumerevoli maschere e che
è necessario togliere ad una ad una per ritrovare ciò che è più autentico. Si
tratta in sostanza di un lavoro di spoliazione: togliere questa o quella
maschera, questo o quell'atteggiamento, questa o quella convinzione, questo o
quel valore... e cercare di sostituirli con qualcosa di veramente nostro.
Acuire la
consapevolezza significa scendere dai pregiudizi e guardarci attorno con grande
attenzione. Che cosa ci dice questo o quel luogo? Che cosa ci dice questa o
quella persona? Sappiamo riconoscere gli altri, sappiamo dare ascolto ai
segnali che ci vengono dalla nostra stessa intuizione? Riusciamo per esempio a
capire le persone dal loro modo di parlare, dal tono della voce, dal linguaggio
del corpo e dalla mimica facciale? Capiamo se una persona è arrabbiata, tesa,
falsa, interessata, generosa, egoista, ecc.? Capiamo se ci piace o non ci
piace, e perché?
Insomma acuire la
consapevolezza è acuire la sensibilità, è essere più vivi e attenti nel mondo
quotidiano.
La meditazione non si
occupa dunque soltanto dei massimo sistemi. Ma anche di migliorare la nostra
condizione. In ogni caso dobbiamo fermarci, rimanere immobili, osservare
attentamente, apprendere, assorbire, ascoltare ed elaborare. Per la nostra
stessa salute, per la nostra stessa felicità.
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