L'angoscia non è una forma
comune di sofferenza - è qualcosa di molto più profondo. Tutti hanno paura di
esistere e di morire, e tutti incappano prima o poi in qualche forma di dolore
e di sofferenza. Ma l'angoscia è caratteristica degli esseri umani - e
soprattutto dei più consapevoli. Nasce infatti da un'acuta consapevolezza di
non sapere chi siamo, dove andiamo e se quel che facciamo è giusto o sbagliato.
L'angoscia è l'incertezza dell'essere umano che si sente gettato e abbandonato
in un mondo ostile, che si sente fragile e minacciato ad ogni passo. Per
sfuggire a questo sentimento panico, gli uomini si danno un gran daffare: si
muovono, costruiscono, si innamorano, si sposano, mettono al mondo figli e si
danno a mille attività dilatorie. Ma l'angoscia, riconosciuta o meno, resta
laggiù, nel sottofondo e, prima o poi, di fronte alla propria impotenza e alla
sensazione di non aver riparo e di dover comunque morire, si rifà viva.
L'angoscia è il segno distintivo delle anime più
sensibili, un sentimento abissale, cosmico, di fronte al quale non c'è
possibilità di fuga. Ma, siccome tutti i sentimenti sono ambivalenti, chi prova
questo genere di angoscia è anche in grado di scendere più in profondità dentro
se stesso. In tal senso è un forte stimolo a non ricorrere a diversivi e a
cercare il centro di sé, là dove ha origine l'essere stesso.
Chi tende a sprofondare negli abissi dell'angoscia è anche
in grado di sollevarsi fino alle vette della gioia.
L'angoscia mi ha regalato l'opportunità di sperimentare il potere dell'osservatore, e da lì è iniziata la mia ricerca e la mia risalita.
RispondiEliminaL'angoscia ci fa soffrire, come la lama di un chirurgo, ma ci dà una marcia in più per guarire e capire.
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