Secondo
il buddhismo, esistono sei regni o dimensioni della realtà: i paradisi, il
mondo degli esseri umani, gli inferni, il piano degli spiriti affamati, il
regno degli animali e il piano degli Asura, i demoni combattenti. Si tratta
comunque di sei regni dell'illusione, nessuno dei quali (per fortuna) è
permanente. Al di là delle raffigurazioni mitologiche, questi sei regni sono
certamente stati d'animo in cui transitiamo di continuo. Diciamo che i paradisi
sono regni in cui gli esseri sono felici e non c'è insoddisfazione - ma qui sta
il problema: poiché questi esseri sono contenti, non hanno nessuno stimolo a
cercare qualcosa di meglio. Quando perciò moriranno, dovranno reincarnarsi in
esseri umani. Perché? Perché gli esseri umani sono gli unici che hanno la
possibilità di essere consapevoli del proprio stato e di aspirare a liberarsi
dalla condizione in cui si trovano.
Vengono poi i regni infernali, dove
ovviamente tutti stanno male - ma a tal punto che non sono neanche in grado di
pensare ad altro. Lo stesso vale per gli spiriti affamati che, come indica la
loro definizione, sono sempre insoddisfatti, sempre avidi, sempre affamati di
qualcosa senza potersi mai saziare. Quanto al regno degli animali, lo
conosciamo e sappiamo bene che è inutile spiegare loro qualcosa: non
capirebbero. Gli Asura, infine, sono dominati dall'ira, dalla rabbia, dalla
furia, dalla competizione, dallo scontro e dalla guerra: combattono sempre
contro qualcuno e, se manca l'avversario, anche contro se stessi.
Come si vede, queste dimensioni ci
appartengono tutte. Noi possiamo essere completamente felici (paradiso) o
completamente infelici (inferno), possiamo essere profondamente insoddisfatti,
famelici e avidi (spiriti affamati), possiamo diventare degli animali guidati
soltanto dagli istinti e possiamo farci travolgere dall'ira, dalla rabbia, dall’egocentrismo,
dall'avversione, dall'inimicizia, dal desiderio di combattere e di scontrarci
contro qualcuno o contro noi stessi (Asura).
L'essere umano, infatti, è caratterizzato
dall'estrema mobilità, dal cambiamento continuo, e può passare in un istante
dalla felicità all'infelicità, dalla soddisfazione all'insoddisfazione, dalla
calma alla rabbia, dalla pace alla guerra, dall'esaltazione alla depressione,
dall'amore all'odio: tutto dipende dalle circostanze esterne e dalla propria
mente. Ma proprio questa estrema mobilità ci offre un'occasione che gli altri
esseri, nella loro rigidità, non possono avere. Abbiamo la possibilità di vederci,
di essere consapevoli di noi stessi e di intervenire per cambiare. Abbiamo
soprattutto la possibilità di aspirare ad uscire da questo marasma continuo.
Quando pensate di essere sfortunati ad
essere nati come esseri umani, ricordatevi che, secondo la tradizione buddhista,
le probabilità di nascere come uomini sono quelle che ha una tartaruga marina
cieca di salire in superficie e di infilare il collo in un pezzo di legno che
galleggia sull'oceano con un foro in mezzo.
Pensiamoci. Quando mai ci si ripresenterà
una simile occasione? Il più grande peccato in questa vita è sprecare il tempo
in cose inutili.
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