Ma perché le cose vanno e vengono,
perché prima la vita e poi la morte? Perché Dio, dopo aver creato, distrugge la
sua stessa opera?
Il fatto è che la logica divina è
diversa dalla nostra: non c’è solo il creare, il significare, il crescere e l’essere.
C’è anche il de-creare, il de-significare, il de-crescere e il non essere.
Se esistesse solo il primo movimento, la
crescita e l’essere sarebbero illimitati. Ma, poiché il tutto è gratuito e
viene dal vuoto, ecco il secondo movimento.
Le cose non sono in vista di uno scopo o
di un significato, così com’è nella logica utilitaristica dell’uomo. Sono per
sé e basta, gratuitamente.
Noi crediamo che tutto abbia uno scopo,
un senso e una funzione. Ma è solo la nostra mente che lo crede.
Nell’antichità e nei popoli primitivi,
si compivano rituali di pura distruzione, di spreco. Era un modo per ricordarsi
che in origine le cose non hanno né uno scopo né un senso.
È la nostra mente che applica
significati: è il nostro valore aggiunto. Ma la mente divina non ragiona così.
Se prendo un bastone e vi lego una
pietra, costruisco un oggetto che ha uno scopo e una funzione: il martello o la
clava.
Ma non devo dimenticare che in origine
quel bastone e quella pietra non avevano un significato: siamo noi che glielo
abbiamo attribuito.
In realtà i bastoni e le pietre non
servivano a niente: servivano solo a se stessi.
E ora domandiamoci: il mondo e l’uomo a
che cosa servono? Servono? O sono come tutte le cose: non sensi, al di là del
senso umano?
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