Parlare di un’esperienza non è certo
viverla. Anzi, è il contrario.
Se dico che la vita è sogno e illusione,
forse lo capisco a livello intellettuale, ma non lo sperimento ancora: resto
convinto che questo mondo sia reale. E, di solito, quando faccio un’esperienza,
mentre la faccio, non ne parlo.
Diceva Lao-tzu che il Tao è ciò di cui
non si può parlare, perché è la realtà che non può essere espressa a parole. E
Wittgenstein aggiungeva che ciò di cui non si riesce a parlare, è meglio
tacere.
Se dico che il fondamento di tutto è
vuota chiarezza o pura consapevolezza, dovrei esperirlo, non limitarmi a
pensarlo.
Per capire la verità, dovrei farne
esperienza - cioè avvicinarmi il più possibile a quella consapevole e vuota
chiarezza. E smettere sia di cianciare sia di pensare.
Se ne parlo o anche solo se cerco di
pensarla intellettualmente, la tradisco, me ne allontano, entro nel mondo del
dualismo mentale che non può, per sua natura, esprimere ciò che è unitario.
Per fare esperienza della realtà
fondamentale, devo far tacere ogni parola, ogni pensiero, e farmi vuota e
consapevole chiarezza.
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