sabato 30 aprile 2016

Le quattro riflessioni

Esistono pratiche che, pur appartenendo ad una tradizione spirituale, sono valide in qualsiasi religione. Prendiamo le quattro riflessione del buddhismo:

1)   La vita umana è preziosa, è un’opportunità che non viene data a tutti (pensiamo all’enorme quantità di animali) e non va sprecata. Si è aperta per noi una finestra da cui non possiamo non guardare, di cui non possiamo non approfittare.
2)   Tutto è impermanente: dal più piccolo atomo allo stesso universo tutto cambia di continuo e tutto è destinato ad estinguersi. È una legge di natura che vediamo applicata dappertutto e non c’è niente da fare.
3)   Ogni nostra azione ha conseguenze, buone o cattive che siano, per noi e per gli altri, anche se non sempre siamo in grado di calcolarle. Tutte le cose infatti si presentano interconnesse e il cambiamento nell’una si ripercuote sul cambiamento delle altre. Anche questa è una legge di natura che non può essere negata.
4)   Niente al mondo può offrirci una felicità duratura. Anche questa è un’osservazione ineccepibile. Poiché tutto è in continuo cambiamento, non possono esserci condizioni a lungo stabili, né nel bene né nel male.

Queste quattro riflessioni, che sono condivisibili da ogni essere umano, dovrebbero indurci a prendere provvedimenti. La nostra vita, per quanto possa durare, è comunque breve e la morte ci attende tutti. Che fare?
Quasi tutti cerchiamo di godere e di arraffare il più possibile, ma nessuno può sfuggire a sconfitte e sofferenze: anche questa è una semplice constatazione. Che si creda o no in un’altra vita, dobbiamo comunque ottimizzare la nostra esistenza, perché non è detto che tutto ci vada bene e che la ricerca della felicità ci eviti malattie, perdite, invecchiamento e morte (nostra e altrui). Insomma, dobbiamo prepararci al peggio e ad affrontare ogni genere di difficoltà.
Ma questo è possibile solo se ci centriamo, solo se troviamo il nostro stesso fondamento. E dov’è questo fondamento? Se lo pensiamo fuori di noi, un Dio per esempio, non acquisiamo né una difesa né una strategia personali, e dobbiamo abbandonarci fatalisticamente al destino. Sarà quel che sarà.

Se invece troviamo questo centro in noi, nel fondo di noi stessi, la situazione cambia. Possiamo cogliere finalmente il bandolo della matassa – un bandolo che potrebbe essere al di là della vita e della morte - e possiamo capire come comportarci.

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