Ne Il
libro tibetano dei sei lumi (a cura di Giuseppe Baroetto, Ubaldini Editore,
2002), un testo risalente all’8° secolo, vengono indicate alcune tecniche che
in realtà appartengono a varie tradizioni contemplative.
Lo scopo è ritrovare lo stato
primordiale della consapevolezza, quella coscienza iniziale che si palesa
quando si fanno tacere i vari pensieri ed emerge uno stato spazioso in cui si
riconosce la base universale di tutto.
Mettendosi nella postura seduta con la
schiena dritta si dirigono gli occhi verso l’alto, verso la zona fra la
sopracciglia. Mantenendo lo sguardo fisso, e ripetendo l’esercizio più volte, si
fermano i pensieri e si accede ad una più chiara visione.
La seconda tecnica consiste nel guardare
i raggi del sole, senza fissare però mai il sole stesso (cosa che sarebbe
pericolosa per la vista). Si socchiudono gli occhi, si lasciano filtrare i
raggi solari senza muovere gli occhi e si vedono apparire immagini simili a
tele di ragno o a catenelle piene di cerchi o di perle luminose. Si può anche eseguire l'esercizio davanti ad una lampada elettrica.
La terza tecnica prevede la meditazione
in un posto buio o di notte. Si tratta di appoggiare le mani sugli occhi chiusi
e di premere delicatamente, trattenendo il respiro, fino a far emergere vere e
proprie luci psichiche, che possono diventare oggetti su cui concentrare l’attenzione.
Oppure si può guardare lo spazio vuoto del cielo, dando le spalle al sole, la
mattina o al tramonto, senza muovere gli occhi.
La visione di queste luci sta a indicare
e a rappresentare la chiarezza o la luminosità di fondo, quella da cui ha avuto
origine ogni cosa.
La quarta tecnica si rivolge ai suoni: bisogna
tener chiuse con le dita le orecchie, gli occhi e le narici, in modo da udire
il suono fondamentale dell’universo, quello che altre tradizioni chiamano OM o
AUM.
Questi metodi sono utili per capire che
la realtà è un specie di film cosmico che viene proiettato dalla nostra stessa
mente. È questa comprensione che alla fine ci permetterà di liberarci dalle illusioni,
la prima delle quali è che il mondo abbia una natura “oggettiva” e che il
nostro stesso sé sia qualcosa di separato dal tutto.
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