La vita comune è governata dal principio
edonistico del piacere. Ma non possiamo indulgere al piacere oltre certi
limiti, perché sarebbe autodistruttivo. Se per esempio mangiamo a crepapelle,
alla fine ci sentiremo male.
Qualcuno allora ha pensato di fare
l’opposto e di darsi all’ascetismo.
Però la mortificazione dei sensi è la
negazione della vita stessa e, a poco a poco, spegne l’individuo.
Il punto è che non ci i può fidare di
soluzione estreme, nemmeno della natura e degli istinti, e che bisogna
introdurre un principio di saggia regolazione, una moderata via di mezzo,
sempre flessibile.
La natura non bada ai rischi e ai
pericoli che corriamo. In fondo vuole sfruttarci ai suoi fini e, poi,
eliminarci.
Sta a noi, alla nostra saggezza
razionale e intuitiva non eccedere né in un senso né nell’altro, curando i
nostri interessi personali.
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