Se le cose ci vanno bene per un certo
periodo, ci congratuliamo con noi stessi, ci convinciamo di godere del favore
divino, diventiamo altezzosi, arroganti e insensibili e consideriamo gli
sventurati con disprezzo: saranno certamente colpevoli.
Diventiamo anche conservatori perché
abbiamo paura che un cambiamento potrebbe portarci via
la nostra fortuna. Se siamo fortunati, è perché ce lo meritiamo – pensiamo.
Poi, però, qualcosa ci vale male. Perché
neppure noi possiamo sottrarci a incidenti, malattie, errori, delusioni, sconfitte,
perdite, vecchiaia, morte.
Nessuno, infatti, può sottrarsi all’alternanza
degli eventi e degli stati d’animo, nessuno può contrastare il passare del
tempo.
Se dunque, prima, eravamo convinti di
esserci meritati il bene, dobbiamo concludere che ci siamo meritati anche il
male.
Ma forse sarebbe meglio lasciar perdere
la questione dei meriti e dei demeriti (un calcolo molto complesso) e non inorgoglirci
troppo quando le cose ci vanno bene e non abbatterci troppo quando ci vanno male.
Le fortune sono alterne e mutevoli. Ma
non la consapevolezza che ne abbiamo… se la depuriamo dall’influenza degli
stati d’animo ottimisti e pessimisti.
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