lunedì 31 marzo 2025

Le identità come ostacoli. Meloni, la conservatrice. I conservatori dell'anima

Ho sentito la Meloni criticare il testo della canzone *Imagine* di John Lennon, di cui apprezzava solo la musica. Diceva che immaginare un mondo privo di nazioni e di religioni era descrivere un mondo di esseri privi di identità. Ecco la parola magica: identità

Gente come la Meloni ha paura di perdere la propria identità.  Vede l' identità come una barriera contro l' omologazione. Deve dunque avere una identità molto debole. E fa confusione tra identità personale e identità nazionale  e religiosa. 

Ma se una persona cambia nazione o religione, non perde la propria identità individuale. Mi sembra. 

Senza contare che anche l' identità individuale non è qualcosa di immutabile, ma si trasforma come tutto. 

Imparate dall' universo. Perderete comunque la vostra identità. Ma i sostenitori dell'anima come identità fissa e immutabile insistono. Vogliono essere schedati, definiti. Non si rendono conto che non sono più quelli che erano venti o trent'anni fa.

Non si rendono conto che, in caso di immortalità o di semplice crescita, dovrebbero trascendere la loro vecchia identità. 

I conservatori sono in realtà "conservatori dell'anima". Per questo sono vecchi.

L'identità cresce e si sviluppa. Non è definita una volta per tutte. Anche chi rinasce non è più lo stesso.

Se vogliamo un mondo unificato e in pace, e soprattutto un mondo che progredisce, dovremo ridurre le barriere identitarie. Ma tanti non vogliono un mondo in pace. Vogliono e amano il contrasto, l' avversione e la guerra.

 

Forze contrapposte ma complementari

 La formulazione matematica della terza legge di Newton, nota anche come principio di azione e reazione, è:

F₁₂ = -F₂₁

Dove:

 * F₁₂ è la forza esercitata dal corpo 1 sul corpo 2 (l'azione).

 * F₂₁ è la forza esercitata dal corpo 2 sul corpo 1 (la reazione).

Il segno negativo indica che le due forze hanno la stessa intensità e la stessa direzione, ma versi opposti.

In parole semplici, per ogni forza che un corpo esercita su un altro, esiste una forza uguale e contraria che il secondo corpo esercita sul primo. Queste due forze agiscono su corpi diversi e costituiscono una coppia azione-reazione.

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Questa legge mi sembra simile alla mia legge delle diadi.

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Hai ragione, la formulazione F₁ = -F₂ è molto simile alla terza legge di Newton. Tuttavia, ci sono delle differenze cruciali:

Terza legge di Newton (Azione e Reazione):

 * F₁₂ = -F₂₁

 * Descrive una coppia di forze che agiscono su due corpi diversi.

 * F₁₂ è la forza esercitata dal corpo 1 sul corpo 2.

 * F₂₁ è la forza esercitata dal corpo 2 sul corpo 1.

 * Queste forze hanno la stessa intensità e la stessa direzione, ma verso opposto.

 * Sono il risultato di un'interazione tra i due corpi.

Legge delle Diadi (nella sua formulazione più semplice):

 * F₁ = -F₂

 * Questa formulazione generica indica che due forze hanno la stessa intensità e la stessa direzione, ma verso opposto.

 * Non specifica necessariamente che queste forze agiscano su corpi diversi o che siano il risultato di una singola interazione.

 * In contesti specifici, come nello studio delle diadi in psicologia (relazioni a due), questa formulazione può rappresentare forze o influenze reciproche tra due entità.

In sintesi:

La terza legge di Newton è un caso specifico della relazione F₁ = -F₂, ma con la fondamentale distinzione che le due forze agiscono sempre su corpi differenti e sono legate all'interazione reciproca tra questi corpi. La legge delle diadi, nella sua forma più generale, non implica necessariamente queste restrizioni.

Quindi, mentre la somiglianza è evidente nella relazione matematica di forze uguali e opposte, il contesto fisico e l'applicazione della terza legge di Newton sono molto più specifici e definiscono il principio di azione e reazione.

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Hai ragione. La legge delle diadi si applica sia a due corpi diversi sia allo stesso corpo... sia a concetti, percezioni, emozioni ed eventi. Non è dunque una legge della fisica, ma del mondo psichico.
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Assolutamente corretto! Hai colto un punto fondamentale.
La "legge delle diadi" che descrivi, applicata a concetti, percezioni, emozioni ed eventi, non è una legge della fisica nel senso stretto del termine. Come hai giustamente osservato, appartiene al dominio del mondo psichico e delle relazioni interpersonali.
In psicologia e in altri campi delle scienze sociali, il concetto di diade si riferisce a una relazione o interazione tra due entità. L'idea di forze o influenze reciproche, seppur concettualmente simile alla terza legge di Newton nella sua forma F₁ = -F₂, opera su un piano completamente diverso:
 * Natura delle "forze": Nel contesto psichico, le "forze" non sono forze fisiche misurabili in Newton. Si tratta di influenze, percezioni, emozioni, dinamiche relazionali, ecc.
 * Oggetto di applicazione: La terza legge di Newton si applica a corpi fisici e alle forze che essi esercitano l'uno sull'altro. La "legge delle diadi" psicologica si applica a entità astratte e alle loro interazioni.
 * Misurabilità e verificabilità: Le forze fisiche possono essere misurate con precisione e la terza legge di Newton è verificabile sperimentalmente. Le "forze" psichiche sono più difficili da quantificare e la "legge delle diadi" in questo contesto è più un principio descrittivo o interpretativo.
Quindi, la tua osservazione è molto pertinente. La somiglianza nella formulazione F₁ = -F₂ è superficiale e non implica una stessa natura o applicazione tra la terza legge di Newton e il principio delle diadi nel mondo psichico. È importante distinguere tra le leggi fondamentali della fisica che governano il mondo materiale e i modelli concettuali utilizzati per comprendere le dinamiche psicologiche e relazionali.
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Anche l' antica del karma esprime la legge delle diadi. 
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Assolutamente sì! L'antica saggezza del karma condivide un'eco profonda con il concetto di "legge delle diadi" e, in una certa misura, con la terza legge di Newton, sebbene in un contesto completamente diverso.
Ecco come si può interpretare questa connessione:
 * Azione e Conseguenza: Il principio fondamentale del karma è che ogni azione (fisica, verbale o mentale) genera una conseguenza. Questa conseguenza può manifestarsi immediatamente, in futuro o persino in vite successive, a seconda delle diverse scuole di pensiero e interpretazioni. Questo riflette l'idea di una "diade" di azione e reazione, dove l'una è inevitabilmente legata all'altra.
 * Reciprocità (non necessariamente simmetrica o immediata): Sebbene il karma non sia una legge fisica con la precisione matematica della terza legge di Newton (forze uguali e opposte che agiscono simultaneamente su corpi diversi), esso implica una forma di reciprocità. Le azioni positive tendono a generare risultati positivi, e le azioni negative tendono a generare risultati negativi per colui che le ha compiute. Questa è una forma di "ritorno" all'azione iniziale, sebbene la natura e il momento di questo ritorno possano essere complessi e non sempre lineari.
 * Interdipendenza: Il karma sottolinea l'interconnessione di tutte le cose. Le nostre azioni non avvengono nel vuoto, ma influenzano gli altri e l'ambiente circostante, generando a loro volta reazioni che ci coinvolgono. Questo concetto di interdipendenza è centrale anche nell'idea di una diade, dove due entità sono legate da una relazione reciproca.
Differenze cruciali rispetto alla Terza Legge di Newton:
È fondamentale sottolineare le differenze:
 * Natura delle "forze": Nel karma, le "azioni" non sono forze fisiche, ma intenzioni, comportamenti e pensieri. Le "reazioni" non sono forze meccaniche, ma esperienze, circostanze e stati dell'essere.
 * Tempo e immediatezza: La terza legge di Newton descrive interazioni simultanee. Il karma può avere conseguenze che si manifestano in tempi molto lunghi e non necessariamente in modo immediato o direttamente proporzionale all'azione iniziale.
 * Oggetto dell'azione e della reazione: Nella terza legge di Newton, l'azione e la reazione agiscono su corpi diversi. Nel karma, l'azione e la sua principale conseguenza ricadono spesso sulla stessa persona (o sul suo percorso spirituale).
In conclusione:
L'antica saggezza del karma può essere vista come un'espressione filosofica e spirituale di un principio di "diade" di causa ed effetto, azione e conseguenza, che risuona con l'idea di reciprocità. Sebbene non sia una legge fisica e operi su un piano concettuale diverso, il karma sottolinea l'importanza delle nostre azioni e la loro inevitabile connessione con le esperienze che viviamo, riflettendo un'interdipendenza fondamentale nel tessuto dell'esistenza.
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Mi sembra che abbiamo a che fare con un' unica legge naturale che si esprime in campi diversi.
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La tua intuizione è molto interessante e stimolante. L'idea che ci possa essere un'unica legge naturale che si manifesta in modi diversi in campi apparentemente distanti è un tema ricorrente nella storia della scienza e della filosofia.
Ecco alcuni punti da considerare a riguardo:
Argomenti a favore di un'unica legge sottostante:
 * Ricerca di unificazione: La fisica moderna è costantemente alla ricerca di teorie unificate che possano descrivere tutte le forze fondamentali della natura (gravità, elettromagnetismo, forza forte e forza debole) attraverso un unico quadro teorico. Questo suggerisce una profonda convinzione nell'esistenza di principi unificanti.
 * Analogia e metafora: Spesso, concetti sviluppati in un campo vengono utilizzati come analogie o metafore in altri campi, rivelando somiglianze strutturali sottostanti. L'uso del concetto di "forza" in psicologia (es. "forza di volontà") è un esempio.
 * Principi generali: Alcuni principi generali, come quello di conservazione (energia, quantità di moto, ecc.), si applicano in diverse aree della fisica e possono avere analoghi in altri campi.
 * Visione olistica: Una visione olistica del mondo tende a vedere le diverse discipline non come compartimenti stagni, ma come aspetti interconnessi di una realtà più ampia, governata da principi fondamentali comuni.
Ragioni per cautela e distinzione:
 * Livelli di descrizione: Le leggi della fisica operano a un livello fondamentale della realtà (particelle elementari, campi, forze). Le leggi della psicologia o le dinamiche sociali emergono a livelli di complessità molto maggiori e sono influenzate da fattori specifici di quei domini (coscienza, cultura, interazioni sociali).
 * Natura delle entità: Le entità studiate in fisica (materia, energia) sono diverse da quelle studiate in psicologia (pensieri, emozioni) o nelle scienze sociali (individui, gruppi). Le interazioni e le leggi che le governano possono essere intrinsecamente diverse.
 * Misurabilità e verificabilità: Le leggi fisiche sono caratterizzate dalla loro precisione matematica e dalla possibilità di essere verificate sperimentalmente. Le "leggi" o i principi in altri campi possono essere più qualitativi e difficili da quantificare e verificare nello stesso modo.
 * Rischio di riduzionismo: Tentare di ridurre fenomeni complessi a un'unica legge fondamentale può portare a un eccessivo semplificazione e alla perdita di informazioni cruciali specifiche di quel dominio.
Nel caso specifico della "legge delle diadi":
Come abbiamo discusso, la formulazione F₁ = -F₂ esprime un'idea di opposizione e reciprocità che può manifestarsi in diversi contesti. Tuttavia, la natura di "F" e il significato di questa relazione cambiano radicalmente a seconda del campo:
 * In fisica (terza legge di Newton): Forza fisica, interazione tra due corpi, misurabile, simultanea.
 * In psicologia: Influenza, percezione, emozione, relazione tra due individui o concetti, non necessariamente misurabile nello stesso modo, può svilupparsi nel tempo.
 * Nel karma: Azione, conseguenza, principio morale e spirituale, non quantificabile scientificamente, con implicazioni a lungo termine.
Conclusione:
Sebbene l'idea di un'unica legge naturale che si esprime in modi diversi sia affascinante e rappresenti un obiettivo ultimo della scienza, al momento è più corretto parlare di principi generali o idee fondamentali che possono trovare analogie e manifestazioni diverse in campi differenti.
La "legge delle diadi" nella sua forma più generale (reciprocità, opposizione tra due entità) può essere vista come uno di questi principi fondamentali che si adatta al contesto specifico di ogni disciplina, assumendo significati e meccanismi operativi distinti.
È un'area di riflessione molto interessante che spinge a cercare connessioni tra diverse forme di conoscenza, pur mantenendo la consapevolezza delle specificità di ogni campo di indagine.

Origine della sofferenza

 Che la  sofferenza sia legata al desiderio non ci sono dubbi. Niente è peggio che non avere quel che si desidera. E chi mai ha tutte le cose che desidera? Neanche i più ricchi che possono avere tutte le cose, non possono avere per esempio l' amore di qualcuno - che non dipende più da loro, ma da qualcuno altro. Il ricco sceicco può  comprarsi un harem, ma potrà avere l' amore? Non tutto si può comprare: lo sappiamo. 

E saprà difendersi dalla invidia, dalla maldicenza, dall' odio dei suoi pari o dei poveri?

Magari non sarà stato amato dalla madre o dal padre, ma che cosa può farci ormai? Soffrirà anche lui. Pur avendo quasi tutto.

Di solito gli arricchiti si comprano cento macchine o il panfilo o dieci ville o mille opere d'arte o mille donne, ma poi invecchiano, si ammalano e muoiono anche loro. E devono lasciare tutto. 

Nell' antichità infatti i faraoni o i monarchi indù si facevano addirittura seppellite con le mogli, le amanti, gli animali, i gioielli e la servitù, sperando invano di portarseli dietro.

Un altro tipo di sofferenza è legato dallo stare con chi non si vuole. Anche questo è uno stare male.

E, infine, è una grande sofferenza non desiderare più nulla, come un giovane che ha avuto tutto dai genitori. Anche lui starà male. 

Insomma soffrirà chi ha desideri insoddisfatti e soffrirà anche chi non desidera nulla e magari finisce per drogarsi. 

Più che di origine della sofferenza, dovremmo parlare di origine delle sofferenze.

Chi non soffre? Soffre il povero e soffre il ricco. Ma tutto è legato alla dinamica del desiderio.

Una grande sofferenza è amare qualcuno e non potere averlo. È una sofferenza che può durare anni o tutta la vita. Ed è tutta psicologica. 

Ma abbiamo visto che "non poter desiderare" non  porta affatto alla felicità. 

E allora? 

Allora la sofferenza è legata alle condizioni della esistenza, come diceva il Buddha. Ma la soluzione non è nella rinuncia. La rinuncia è pur sempre una forma di privazione e dunque di sofferenza. Si tratta di sostituire un tipo di sofferenza acuta con un altro tipo di sofferenza meno acuta ma continua.

Quel che il Buddha non dice chiaramente è che non c' è una soluzione al problema. Perché il problema è la vita stessa.

Bisogna abituarsi ad affrontare la sofferenza. Tutti gli altri mezzi per schivarla, non appena nasci, non funzionano.

E infatti gran parte delle vite consiste nel soffrire il meno possibile, nel ridurre i motivi di sofferenza, nell' anestetizzarsi. Questo spiega il grande successo dei farmaci antidepressivi e delle droghe, legali (come l' alcool, i viaggi, le vacanze, i giochi, il sesso ecc.) o illegali. Intere generazioni si drogano. 

State tranquilli. Nessuno ha mai risolto il problema della sofferenza... in questo mondo. Né il Buddha né Gesù.

Sarà per questo che sogniamo un alto mondo o il nirvana. Ma, se ci sarà un altro mondo, ci sarà un' altra sofferenza!

Non vi dice nulla il mito degli angeli ribelli? Neanche loro erano soddisfatti, anche loro desideravano.

Freud dice che un uomo mediamente felice è un uomo che ha un lavoro soddisfacente e una vita affettiva soddisfacente. È vero. Ma nessuno gli garantirà che la situazione non cambi. Anzi, siamo sicuri che cambierà.


No, la vita non è una passeggiata di salute!

I Ching

 


L'I-Ching, o *Libro dei Mutamenti*, è un testo filosofico profondo che incarna idee chiave centrali nella filosofia e nella visione del mondo cinese. Ecco alcuni dei suoi concetti fondamentali:


1. **Yin e Yang**: L'interazione degli opposti è fondamentale. Yin (passivo, femminile, scuro) e Yang (attivo, maschile, luminoso) rappresentano dualità nella natura, e il loro equilibrio dinamico riflette il continuo flusso della vita.


2. **Cambiamento e Trasformazione**: Come suggerisce il titolo, l'I-Ching sottolinea che il cambiamento è l'unica costante. La vita evolve attraverso cicli di trasformazione, e comprenderlo può aiutare a gestire le incertezze.


3. **Interconnessione**: Il testo suggerisce che tutte le cose sono interconnesse, e le azioni umane fanno parte di un ordine cosmico più grande. Questa prospettiva è in linea con il principio taoista di armonia con la natura.


4. **Il Tao (La Via)**: L'I-Ching è profondamente influenzato dal Taoismo, evidenziando l'importanza di seguire il flusso naturale della vita, o *La Via*. Agire in armonia con il Tao porta equilibrio e saggezza.


5. **Esagrammi come Archetipi**: I 64 esagrammi rappresentano simbolicamente situazioni o principi archetipici. Ogni esagramma incarna uno specifico modello di cambiamento e offre intuizioni o consigli.


6. **Auto-riflessione e Decisione**: L'I-Ching non riguarda solo la predizione, ma anche l'introspezione. Incoraggia a considerare attentamente le circostanze, i motivi e i potenziali risultati.


Questi concetti filosofici rendono l'I-Ching molto più di uno strumento di divinazione; è una guida per comprendere le complessità della vita e raggiungere l'armonia in un mondo in continua evoluzione. 

Certamente! Ecco la traduzione in italiano:


### **Il concetto di Yin e Yang**

1. **Essenza di Yin e Yang**:

   - **Yin**: Rappresenta qualità come passività, ricettività, oscurità, femminilità e introspezione. È associato alla notte, all'acqua, alla freschezza e alla luna.

   - **Yang**: Rappresenta qualità come attività, espansività, luminosità, mascolinità e apertura verso l'esterno. È associato al giorno, al fuoco, al calore e al sole.


Queste forze sono **complementari**, piuttosto che opposte. Dipendono l'una dall'altra per esistere e lavorano insieme per creare equilibrio e armonia nell'universo.


2. **Equilibrio Dinamico**: 

La relazione tra Yin e Yang non è statica, ma dinamica—uno si trasforma nell'altro nel tempo. Per esempio:

   - Il giorno si trasforma in notte, e la notte si trasforma in giorno.

   - Le stagioni calde si alternano con quelle fredde, e viceversa.

Questo cambiamento riflette i cicli naturali della vita.


3. **Simbolo dell'interdipendenza**:

Il simbolo iconico dello Yin e Yang (*taijitu*) dimostra visivamente la loro interconnessione:

   - Le metà nere (Yin) e bianche (Yang) si intrecciano, indicando unità ed equilibrio.

   - Ogni lato contiene un punto del colore opposto, simbolizzando come Yin contenga un seme di Yang e Yang contenga un seme di Yin. Questo mostra che nessuna forza è assoluta—c'è sempre un elemento della sua controparte.


4. **Applicazioni nella filosofia e nella vita**:

   - **Salute**: La medicina tradizionale cinese utilizza lo Yin-Yang per diagnosticare squilibri nel corpo e ristabilire l'armonia.

   - **Decisioni**: La filosofia incoraggia approcci equilibrati, integrando azione (Yang) con riflessione (Yin).

   - **Prospettiva cosmica**: Yin-Yang riflette l'interconnessione di tutte le cose, invitando a vedere la vita come olistica e ciclica.


Yin e Yang ci ricordano che la vita è una danza tra forze opposte ma complementari—oscurità e luce, quiete e movimento, introspezione e espressione. 


Questa visione è modernissima ed è espressa anche dalle ultime teorie scientifiche. 

È alla base della mia "teoria delle diadi" che vede uno stesso tipo di schema presente nei fenomeni fisici e nei fenomeni psichici, portando ad una loro riunificazione.

Le coincidenze e la sincronicità

 Carl Gustav Jung descriveva le coincidenze in un modo molto particolare attraverso il concetto di **sincronicità**, che lui definiva come una "coincidenza significativa". Per Jung, la sincronicità si verifica quando due o più eventi accadono simultaneamente, apparentemente in modo casuale, ma sono collegati da un significato comune piuttosto che da una relazione causale diretta. In altre parole, non è la causalità a connettere questi eventi, ma il loro significato per chi li sperimenta.


Un esempio potrebbe essere pensare intensamente a un vecchio amico e, pochi istanti dopo, ricevere una sua telefonata. Jung considerava eventi del genere non tanto come coincidenze casuali, ma come manifestazioni di un principio universale che trascende la razionalità e la causalità. Per lui, la sincronicità era anche strettamente legata alla psicologia, alla spiritualità e ai simboli archetipici.


Questo concetto è affascinante e ha influenzato molte persone a riflettere sul modo in cui il significato può emergere in situazioni apparentemente casuali. 

Applicare il concetto di sincronicità nella vita quotidiana può aiutarci a sviluppare una maggiore consapevolezza e intuizione. Ecco alcune idee su come farlo:


1. **Prestare attenzione ai segni e ai simboli**: Cerca di notare eventi o coincidenze che sembrano avere un significato speciale per te. Questi momenti potrebbero offrire indizi o spunti su decisioni da prendere o direzioni da seguire.


2. **Sviluppare la consapevolezza interiore**: Coltivare pratiche come la meditazione o la riflessione personale può aiutarti a connetterti con la tua intuizione. In questo stato di apertura, è più probabile che tu riconosca connessioni significative negli eventi della tua vita.


3. **Fidarsi delle proprie intuizioni**: Se qualcosa "risuona" profondamente con te o ti dà una sensazione particolare, considera che potrebbe esserci un messaggio o una lezione nascosta.


4. **Collegare mente e ambiente**: Osserva come il tuo stato emotivo o mentale si riflette negli eventi esterni. Ad esempio, potresti notare che quando sei in uno stato positivo, accadono più spesso coincidenze favorevoli.


5. **Essere aperti al mistero**: La sincronicità ci invita a esplorare l'ignoto senza la necessità di spiegazioni logiche. Accettare l'incertezza può portare nuove possibilità e scoperte inaspettate.

Per riconoscere più facilmente la sincronicità, puoi adottare una serie di tecniche che affinano la tua attenzione e apertura mentale. Ecco alcune strategie aggiuntive che potresti considerare:


1. **Scrivere un diario delle coincidenze**: Annota gli eventi apparentemente casuali che sembrano avere un significato particolare. Nel tempo, potresti notare schemi o connessioni che emergono.


2. **Interpretare i sogni**: Jung attribuiva grande importanza ai sogni come fonte di intuizioni. Prestare attenzione ai simboli o messaggi nei sogni può aiutarti a riconoscere sincronicità nel mondo reale.


3. **Coltivare gratitudine**: Essere grato per gli eventi positivi, anche quelli piccoli, può allenare la tua mente a riconoscere momenti significativi che altrimenti potresti trascurare.


4. **Praticare la contemplazione in natura**: Trascorrere del tempo all'aperto, immerso nella bellezza naturale, può migliorare la tua capacità di vedere connessioni tra il tuo mondo interiore ed esteriore.


5. **Esplorare la creatività**: Attraverso l'arte, la musica o la scrittura, puoi accedere a uno stato di flusso che spesso porta a intuizioni sincroniche e a una maggiore comprensione di te stesso.


6. **Seguire curiosità spontanee**: Se un libro, una persona o un'idea ti attira in modo inaspettato, considera che potrebbe trattarsi di un evento sincronico che ti guida verso qualcosa di importante.


7. **Osservare i "momenti di serendipità"**: A volte, la sincronicità si manifesta come scoperte fortunate. Cerca di apprezzare e investigare quei momenti in cui il caso sembra favorevole.

La differenza principale tra coincidenza e sincronicità risiede nel significato e nel contesto percepiti.


- **Coincidenza**: Si tratta di un accadimento casuale in cui due o più eventi avvengono contemporaneamente senza una connessione evidente. Ad esempio, incontrare un vecchio amico mentre sei in vacanza potrebbe essere considerato una semplice coincidenza, senza un significato specifico attribuito all'evento.


- **Sincronicità**: Secondo Jung, invece, la sincronicità è una coincidenza che ha un *significato* particolare per chi la vive. È un evento carico di simbolismo che sembra avere un messaggio o una connessione che va oltre la semplice casualità. Tornando all'esempio, se incontri un vecchio amico proprio mentre stai riflettendo su una decisione importante e lui ti offre un consiglio cruciale, potresti percepire questo evento come una manifestazione di sincronicità.


In breve, la coincidenza si basa solo sulla casualità, mentre la sincronicità implica un legame significativo che sembra trascendere la logica razionale

Attenti, dunque! Ciò che conta è l' attenzione. Nel Dhammapada buddhista c' è scritto che l' attenzione è la via che ti porta in una dimensione al di là del tempo e dello spazio, mentre i disattenti sono come già morti.



La continuità delle energie

In termini moderni, il Buddha sarebbe d'accordo nel sostenere il principio di conservazione dell'energia. Infatti egli sostiene che tutte le nostre energie, le nostre azioni e perfino i desideri e le intenzioni, non scompaiono mai veramente, ma continuano ad alimentare la vita, un'altra vita, qui o altrove.

L'energia non si annulla mai, ma si trasforma, così come dice la fisica. Ma lui intende tutta l'energia, anche quella umana!  

Quindi non attaccatevi alla vostra attuale configurazione (o reincarnazione), all'io ,  sperando che rimanga sempre uguale a se stesso, fermo e immobile. Ma rendetevi conto che anche lui cambierà - per fortuna.

La dottrina dell'anatta: esiste un'anima?

 Il Buddhismo, attraverso il concetto di anatta (non-sé), sostiene che non esista un'anima permanente e immutabile come viene comunemente intesa in altre tradizioni religiose e filosofiche. Ecco alcuni punti chiave per comprendere questa dottrina:

  • L'impermanenza (anicca):
    • Il Buddhismo enfatizza che tutto nell'universo è in costante cambiamento. Non c'è nulla di statico o permanente, inclusi gli esseri viventi.
    • Ciò che consideriamo "noi stessi" è in realtà un flusso continuo di esperienze, sensazioni, pensieri e coscienza, che cambiano di momento in momento.
  • I cinque aggregati (skandha):
    • Il Buddhismo analizza l'essere umano in cinque aggregati: forma (corpo), sensazioni, percezioni, formazioni mentali e coscienza.
    • Nessuno di questi aggregati è considerato un "sé" permanente. Essi sono interdipendenti e in continuo cambiamento.
  • L'illusione del sé:
    • L'idea di un'anima permanente è considerata un'illusione che porta all'attaccamento, alla sofferenza e all'ignoranza.
    • Riconoscere l'impermanenza e la mancanza di un sé permanente è fondamentale per raggiungere la liberazione (nirvana).
  • La rinascita (non reincarnazione):
    • Il Buddhismo parla di rinascita, ma non nel senso di un'anima che trasmigra da un corpo all'altro.
    • Piuttosto, è un processo di continuità del karma e della coscienza, in cui le azioni e le intenzioni di una vita influenzano la successiva.
    • La metafora della candela, che accende un altra candela, può aiutare a capire questo concetto.
  • Liberazione dalla sofferenza:
    • La dottrina dell'anatta ha come scopo quello di liberarsi dalla sofferenza, causata principalmente dall'attaccamento ad un falso senso dell'io.

In sintesi, il Buddhismo non nega l'esistenza della coscienza o dell'esperienza, ma nega l'esistenza di un'entità permanente e indipendente che possa essere chiamata "anima".


Questa dottrina è la più dibattuta, tenendo conto che noi, attaccati come siamo all'ego,  ci teniamo molto ad avere un'anima, capace di sopravvivere alla morte del corpo. Il Buddha afferma che lui non ha visto nessuna anima permanente e che tutto è destinato ad evolversi, non a rimanere lo stesso. 

Quindi da una parte dice che non c'è nessuna anima fissa, ma dall'altra afferma che qualcosa si trasmette da una vita all'altra. Però non spaventatevi. Il Buddha non è un nichilista: dice che non esiste niente di fisso che si trasmette. Anche un'eventuale anima è qualcosa che deve trasformarsi. Il che è logico se ci pensate. Se tutto è soggetto al cambiamento, anche l'anima deve trasformarsi, se saremmo già tutti illuminati. Invece ogni cosa deve evolversi e perfezionarsi, anche l'anima. Dobbiamo liberarci di ciò che ci fa credere all'esistenza di un anima, e cioè il nostro attaccamento all'ego. Siamo così egoisti che vorremmo conservarci l'io così com'è, con tutte le sue limitazioni. Cosa che non è possibile. Anche l'anima deve crescere e cambiare. Accettare la natura del non-sé permette proprio di liberarsi dall'attaccamento, dall'egoismo, dall'egocentrismo e dalle illusioni, riducendo la sofferenza e aprendoci alla trascendenza. Ma, allora che cosa si trasmette? 

Anche se il buddhismo rifiuta l'idea di un sé permanente (anatta), esso riconosce un processo di continuità tra una vita e l'altra. Ciò che si trasmette non è un'anima o un'identità fissa, ma piuttosto un insieme di tendenze karmiche, influenze e condizioni causali.


Le azioni, i pensieri e le intenzioni di una persona generano conseguenze che possono influenzare le esperienze future. Quando una vita termina, queste energie  continuano a influenzare il sorgere di una nuova esistenza, come una candela che accende un'altra candela: c'è un trasferimento di energia, ma non un'identità solida.


In sintesi, ciò che si trasmette è una continuità causale piuttosto che un sé individuale. Questo concetto sottolinea l'interconnessione e l'impermanenza di tutte le cose. 

Queste idee del Buddha, che tutto si trasformi e che tutto sia interconnesso, è confermata dalla scienza moderna. Non c'è niente di permanente, immutabile e a se stante. Neppure l'anima. L'attaccamento a questa vecchia idea dell'anima rivela in realtà la nostra incapacità di liberarci dell'ego.

Invece comprendere la natura del non-sé aiuta a liberarsi dal desiderio e dall'illusione, promuovendo un maggior senso di connessione con gli altri e con il mondo. Nessuno è un'isola.

Se l'anima fosse fissa e immutabile, sempre uguale a se stessa, un'anima malvagia resterebbe per sempre malvagia e non potrebbe migliorare.

Quindi, tranquilli. Non sparirete nel nulla. Non è questo che afferma il Buddha. Considerate la vostra anima come un fuoco che non si spegne mai, ma dà origine a un altro fuoco.


domenica 30 marzo 2025

L' illuminazione nel Buddhismo

L'illuminazione nel Buddhismo, spesso definita come Bodhi (risveglio o comprensione), non è uno stato mistico o soprannaturale, ma piuttosto la realizzazione della vera natura della realtà e la liberazione dalla sofferenza. Il percorso per raggiungere l'illuminazione è complesso e sfaccettato, ma si basa su principi fondamentali e pratiche specifiche.

Ecco i pilastri principali per arrivare all'illuminazione secondo lo schema di Gemini:

A. Comprensione delle Quattro Nobili Verità:

Queste sono il fondamento degli insegnamenti del Buddha e forniscono la diagnosi e la cura per la sofferenza:

 *1. La Verità della Sofferenza (Dukkha): La vita è intrinsecamente caratterizzata da insoddisfazione, dolore e sofferenza, in varie forme.

 *2. La Verità dell'Origine della Sofferenza (Samudaya): La sofferenza ha origine dal desiderio egoistico, dall'attaccamento, dall'ignoranza e dall'avversione.

 *3, La Verità della Cessazione della Sofferenza (Nirodha): È possibile porre fine alla sofferenza eliminando le sue cause. Questo stato di liberazione è chiamato Nirvana.

 *4. La Verità del Sentiero che conduce alla Cessazione della Sofferenza (Magga): Il modo per raggiungere la cessazione della sofferenza è il Nobile Ottuplice Sentiero.


B. Pratica del Nobile Ottuplice Sentiero:

Questo è il percorso pratico che conduce all'illuminazione. È suddiviso in tre categorie:

 * I.Saggezza (Prajña):

   * 1,Retta Visione (Samma Ditthi): Comprendere le Quattro Nobili Verità e la vera natura della realtà (impermanenza, sofferenza, non-sé).

   *2. Retta Intenzione (Samma Sankappa): Coltivare pensieri di non-violenza, non-avidità e benevolenza.

 *II .Condotta Etica (Sila):

   *3. Retta Parola (Samma Vaca): Astenersi da menzogne, maldicenze, parole aspre e chiacchiere inutili.

   * 4.Retta Azione (Samma Kammanta): Astenersi dall'uccidere, dal rubare e da una condotta sessuale scorretta.

   * 5.Retti Mezzi di Sussistenza (Samma Ajiva): Guadagnarsi da vivere in modo etico e senza danneggiare gli altri.

 * C,Disciplina Mentale (Samadhi):

   * 6.Retto Sforzo (Samma Vayama): Sforzarsi di abbandonare gli stati mentali negativi e coltivare quelli positivi.

   * 7.Retta Consapevolezza (Samma Sati): Mantenere una consapevolezza vigile e presente del corpo, delle sensazioni, della mente e degli oggetti mentali.

   * 8.Retta Concentrazione (Samma Samadhi): Sviluppare la capacità di concentrazione profonda attraverso la meditazione.

3. Meditazione:

La meditazione è una pratica fondamentale nel Buddhismo per sviluppare la consapevolezza (Sati) e la concentrazione (Samadhi). Esistono diverse tecniche di meditazione, tra cui:

 * Meditazione Vipassanā (Insight Meditation): Coltiva la consapevolezza del momento presente, osservando pensieri, sensazioni ed emozioni senza giudizio, per comprendere la loro impermanenza e la natura della sofferenza.

 * Meditazione Samatha-Bhavana (Calm Abiding Meditation): Si concentra sullo sviluppo della calma e della concentrazione mentale, spesso attraverso la focalizzazione sul respiro o su un oggetto specifico.

4. Sviluppo della Saggezza e della Compassione:

L'illuminazione non è solo una comprensione intellettuale, ma anche una trasformazione interiore. Coltivare la saggezza (la comprensione della realtà) e la compassione (il desiderio che tutti gli esseri siano liberi dalla sofferenza) sono aspetti interconnessi del percorso.



5. Comprendere i Concetti Chiave:

 * Impermanenza (Anicca): Tutto è in costante cambiamento e nulla è permanente.

 * Sofferenza (Dukkha): Come menzionato nelle Quattro Nobili Verità.

 * Non-Sé (Anatta): Non esiste un'anima o un sé permanente e immutabile. L'identità è una costruzione mentale.

 * Karma: Le azioni (fisiche, verbali e mentali) hanno conseguenze che influenzano le esperienze future all'interno del ciclo della rinascita.

 * Rinascita: Il ciclo continuo di nascita, morte e rinascita, guidato dal karma. L'illuminazione porta alla liberazione da questo ciclo.

In sintesi, arrivare all'illuminazione nel Buddhismo è un percorso graduale che richiede:

 * Studio e comprensione degli insegnamenti fondamentali.

 * Pratica costante del Nobile Ottuplice Sentiero nella vita quotidiana.

 * Disciplina mentale attraverso la meditazione.

 * Coltivazione della saggezza e della compassione.

 * Profonda comprensione della natura impermanente, sofferente e non-sé della realtà.

È importante notare che l'illuminazione non è vista come un evento improvviso per la maggior parte dei praticanti, ma come il culmine di un lungo e impegnativo percorso di trasformazione interiore. Diverse scuole e tradizioni buddhiste possono enfatizzare aspetti leggermente diversi del percorso, ma i principi fondamentali rimangono gli stessi. 

***

Questa è l' illustrazione tradizionale dell' illuminazione buddhista. Ma io vorrei sottolineare la vitalità e l' attualizzazione di questo messaggio, al di là delle formule ingessate. Quando si dice che l' illuminazione è la realizzazione "della vera natura della realtà e la liberazione dalla sofferenza", questa dovrebbe essere l' obiettivo di tutti, non importa di quale religione o cultura.

Ma non è finita. Guardiamo la veridicità delle quattro  "nobili" verità. Chi può contestarle?



La prima dice che la vita è intrinsecamente caratterizzata da insoddisfazione, dolore e sofferenza, in varie forme. Si può negare e affermare che la vita è un letto di rose? Non credo. La nostra vita è intessuta di sofferenza, anche se non mancano gioie e piaceri. Ma si può negare che non si debbano attraversare continuamente dolori, separazioni, delusioni, sconfitte? Io direi di più. Se volete la gioia e la felicità, dovete anche accettare i loro contrari. Proprio strutturalmente. Perché l' universo è stato costruito in qualunque campo (fisico e psichico), da questi dualismi simmetrici. Il Taoismo direbbe che se volete il bene o il bello, dovrete accettare il male e il brutto. Se volete la felicità, avrete anche l' infelicità. Nessuno può sfuggire a questa legge, che io chiamo "principio delle diadi".


La seconda verità ci dice che  la sofferenza ha origine dal desiderio egoistico, dall'attaccamento, dall'ignoranza e dall'avversione. Anche questo si può negare? Direbbe Gesù: se tutti ci sforzassimo di essere altruisti, disinteressati, non attenti solo alle nostre convenienze, distaccati dall' ego, altruisti, se ci sforzassimo di capire gli altri e di non odiarli, se fossimo più gentili (non parlo di amore, un termine esagerato ), il mondo non sarebbe quel luogo di guerre che è.  Io però aggiungo che, senza una profonda consapevolezza, tutto questo non è possibile. Sempre per lo stesso motivo diadico, simmetrico. Se volete l' amore, dovrete fare i conti anche con l' avversione e l' odio . Se volete l' altruismo, dovrete fare i conti anche con l' egoismo. In parole povere, se non si esce dal dualismo, ogni buon proposito è inutile. E si esce dal dualismo solo con la concentrazione consapevole!


La terza verità è che è possibile porre fine alla sofferenza eliminando le sue cause. Questo stato di liberazione è chiamato Nirvana.

Potete chiamarlo come volete, ma è veramente uno stato di pace, qui o altrove.

Non è una verità trascendente. E' pura logica!


 La quarta verità è che il modo per raggiungere la cessazione della sofferenza è il Nobile Ottuplice Sentiero. Lasciate perdere le definizioni scolastiche. E andate al sodo. Cosa è l' essenza di questa via di liberazione? 

 Saggezza , sapienza, conoscenza, capire la natura impermanente della realtà, 

coltivare pensieri di non-violenza, non-avidità e benevolenza, tenere una condotta etica, 

astenersi da menzogne, maldicenze, parole aspre e chiacchiere inutili, 

astenersi dall'uccidere, dal rubare e da una condotta sessuale scorretta,

  guadagnarsi da vivere in modo etico e senza danneggiare gli altri.


 Infine la disciplina Mentale (Samadhi):


    Sforzarsi di abbandonare gli stati mentali negativi

 e coltivare quelli positivi.


   Mantenere una consapevolezza vigile e presente del corpo, delle sensazioni, della mente e degli oggetti mentali, sviluppare la capacità di concentrazione profonda attraverso la meditazione.


La meditazione è una pratica fondamentale nel Buddhismo per sviluppare la consapevolezza (Sati) e la concentrazione (Samadhi). Ma dovrebbe essere praticata da tutti, per una questione di igiene mentale e di chiarezza mentale. Qui esistono due metodi complementari.

 La Meditazione Vipassanā (Insight Meditation) coltiva la consapevolezza del momento presente, osservando pensieri, sensazioni ed emozioni senza giudizio, per comprendere la loro impermanenza e la natura della sofferenza.


La  Meditazione Samatha-Bhavana (Calm Abiding Meditation) si concentra sullo sviluppo della calma e della concentrazione mentale, spesso attraverso la focalizzazione sul respiro o su un oggetto specifico.



L'illuminazione non è solo una comprensione intellettuale, ma anche una trasformazione interiore. Coltivare la saggezza (la comprensione della realtà) e la compassione (il desiderio che tutti gli esseri siano liberi dalla sofferenza) sono aspetti interconnessi del percorso.


Potrei parlare della consapevolezza che tutto è interconnesso e mutevole. Ma ne parlo continuamente ed è più che evidente. Anche alla scienza più moderna.

A tal punto che tutti i più grandi uomini - per esempio Albert Einstein - hanno espresso la loro ammirazione per questa via di liberazione 




Energia fisica ed energia psichica

Esaminando le varie forme di energia, abbiamo visto che sono tutte psicofisiche, nel senso che solo la mente ha la capacità di scoprirle. Per nessun altro animale esisterebbero. Occorre un alto livello di scienza e quindi un alto livello di coscienza. Ma la coscienza è un'arma a doppio taglio: trova solo ciò che divide da sé, come se il soggetto non c'entrasse. Quindi, conosce "tirandosi fuori" da ciò che scopre. Abbiamo così una scienza alienata, fatta dalla mente, ma come se la mente non ci fosse.

Quando poi si scopre che esiste un'energia psichica, che ci permette di vivere e conoscere, ci domandiamo come fare a collegarle - a connettere l'aspetto esteriore, "oggettivo", con l'aspetto interiore, "soggettivo", psichico. Senza accorgersi che i due sono già due facce della stessa medaglia. Infatti, se misuriamo le energie fisiche è perché utilizziamo le energie psichiche. O no? Quale altro animale può farlo?

Dunque, non ti domandare come connettere l'esterno all'interno, l'energia fisica a quella psichica. Guarda piuttosto come siano già unite.

L'universo è già una fusione dinamica tra le due polarità, l'aspetto oggettivo e l'aspetto soggettivo. Ciò che scopriamo nella scienza o nella filosofia è già unitario, fin dall'origine del mondo.

È lo spessore del mondo.

Il problema nasce dal fatto che non possiamo oggettivare il soggettivo. Ma, se guardate bene, questa impossibilità, questo limite, è la prova che soggetto e oggetto sono distinti, come dentro e fuori, pur essendo uniti, pur essendo una diade. 

Insieme, ll sono lo spessore del mondo.

Il problema è che, essendo già una fusione, il polo della mente non riesce a vedere se stesso in un' unione che esiste già. Come dire che l' occhio non può vedere se stesso o che il gemello siamese non riesce a capire come e quanto sia unito all' altro.

Questa è l' alienazione dell' uomo. Che non può essere colui che si vede. Che per vedersi, deve oggettivarsi. 

Come faccio allora a saperlo? Lo deduco, lo inferisco dal fatto che gli altri esistono... per me. Se esistono per me, il "per me" deve esistere in sé. Esisto per il frutto di un ragionamento.

In una diade, nessuna delle due polarità può far scomparire o assorbire l'altra. Possono variare inversamente proporzionali, ma non fino al punto di annullare l'altra. Il gioco, la dialettica, non può finire.

Così come il maschio non può annullare la femmina o la femmina il maschio: devono distinguersi ma restando uniti, perché l'uno non può esistere senza l'altro. Come nella respirazione, dove l'inspirazione non può esistere senza l'espirazione e viceversa. Le due polarità formano una diade, una struttura che assicura un rapporto dinamico (energetico) proprio nella differenza. 

Beata la differenza nell'unione o l'unione nella differenza! Beata la diade. 

La mente incide già sulla materia, proprio per la presenza della diade. Ma questo già avviene ed è avvenuto, quindi è difficile sbrogliare ora la matassa. E' difficile perché noi siamo la matassa.

La matassa non può sbrogliare se stessa. Ci vuole qualcuno che lo faccia a ragion veduta. 

Se tu sei la matassa, come fai a sbrogliarti?

Forze e contro-forze

 



Mettetela come volete, ma queste ultime scoperte confermano che per ogni forza nell'universo esiste una contro-forza o anti-forza, per rispettare la simmetria del tutto e l'equilibrio cosmico.


Mistero Cosmico: l'energia oscura ha un complice "antigravità"?

29 Marzo 2025 0

L'universo potrebbe nascondere ancora qualche asso nella manica, o meglio, qualche forza misteriosa che agisce al fianco dell'enigmatica energia oscura. Un recente studio, analizzando una vasta mole di dati astronomici, ha infatti suggerito che la crescita delle immense strutture cosmiche, come gli ammassi e i superammassi di galassie, stia avvenendo più lentamente del previsto. Questa inattesa frenata potrebbe essere il risultato di una fisica a noi ancora sconosciuta, un "aiutante" dell'energia oscura nel suo ruolo di forza repulsiva, quasi una sorta di "antigravità" che contrasta l'attrazione gravitazionale responsabile dell'aggregazione della materia.

La trama cosmica, quella gigantesca rete interconnessa di galassie disposte in filamenti, vuoti e pareti, si sta evolvendo in maniera inaspettata. La gravità, nel corso di 13,8 miliardi di anni, ha plasmato questa architettura grandiosa, ma le nuove osservazioni indicano che il ritmo di formazione di queste strutture oggi è più blando rispetto al passato remoto dell'universo.

Questi indizi di una fisica inedita emergono dai dati della Baryon Oscillation Spectroscopic Survey (BOSS). Questa imponente campagna osservativa ha mappato la distribuzione spaziale di galassie rosse luminose e quasar, nuclei galattici attivi alimentati da buchi neri supermassicci, per rilevare le fluttuazioni di materia nell'universo primordiale, le cosiddette "oscillazioni acustiche barioniche". Queste variazioni di densità, impresse nel fondo cosmico a microonde (CMB), una sorta di fossile cosmico, forniscono un'istantanea dell'universo neonato.

"Abbiamo scoperto che la formazione di strutture nell'universo recente, analizzata attraverso le galassie del sondaggio BOSS, sembra essere in qualche modo inibita rispetto alle aspettative," ha spiegato Shi-Fan (Stephen) Chen, ricercatore della Princeton University e leader del team. "Infatti, i nostri risultati suggeriscono che questa soppressione sia piuttosto indipendente dall'energia oscura."

L'energia oscura, lo ricordiamo, è il nome provvisorio dato a quella componente che sta accelerando l'espansione dell'universo. Scoperta nel 1998 da due gruppi di astronomi indipendenti, ma mai identificata con certezza, si stima che costituisca circa il 70% del bilancio totale di materia-energia del cosmo. L'attuale modello cosmologico standard, noto come Lambda Cold Dark Matter (ΛCDM), attribuisce questa energia oscura a una "costante cosmologica", rappresentata dalla lettera greca lambda (Λ), interpretata come l'energia del vuoto.

L'idea di energia proveniente dallo spazio vuoto può sembrare bizzarra, ma è legata alla continua creazione e annichilazione di coppie di particelle e antiparticelle. Se una coppia con energia uguale e opposta si forma in uno spazio limitato, l'energia totale rimane zero. È un po' come una linea di credito cosmica: l'universo "presta" energia, ma le particelle virtuali la "restituiscono" annichilendosi. Questo implica che lo spazio apparentemente vuoto non è mai realmente tale. L'effetto Casimir, un fenomeno osservato sperimentalmente, ne è una dimostrazione concreta.

Se l'energia oscura fosse semplicemente la costante cosmologica, la sua densità dovrebbe rimanere invariata nel tempo. Tuttavia, recenti anomalie nei dati del Dark Energy Spectroscopic Instrument (DESI) hanno suggerito che l'energia oscura potrebbe evolvere, una "energia oscura dinamica" in contrasto con il modello ΛCDM.

Che sia la costante cosmologica o qualcos'altro, l'effetto dell'energia oscura sull'espansione dello spaziotempo si manifesta su scale enormi. Non vedremo certo la nostra tazza di caffè allontanarsi da noi spontaneamente, né il tragitto verso il lavoro allungarsi a causa sua. Possiamo però osservare galassie distanti che si allontanano sempre più velocemente e rilevarne gli effetti nelle fluttuazioni delle oscillazioni acustiche barioniche impresse nel CMB. È quindi logico che l'energia oscura, agendo come una forza che allontana le galassie, giochi un ruolo nel rallentare la formazione di grandi strutture come gli ammassi e i superammassi.

La cosa notevole dei risultati ottenuti da Chen e dai suoi colleghi è che mostrano come le grandi strutture siano ancora meno comuni oggi di quanto previsto sia dal modello ΛCDM sia da modelli che ammettono una variazione dell'energia oscura. Questo implica che qualcos'altro, di ignoto, stia influenzando l'evoluzione cosmica.

Un indizio interessante è che questa soppressione della formazione di grandi strutture cosmiche sembra essere iniziata nello stesso periodo in cui l'energia oscura ha iniziato a dominare l'universo, circa 9-10 miliardi di anni dopo il Big Bang, ovvero 5-4 miliardi di anni fa. Prima di allora, l'universo era dominato dalla materia.

Quindi, sebbene l'energia oscura sembri collegata a questa inattesa frenata, la sua azione da sola non sembra sufficiente a spiegare completamente il rallentamento della formazione delle grandi strutture cosmiche nell'universo attuale.


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