Qualunque sia la
tecnica di meditazione
prescelta,dobbiamo passare necessariamente per una fase di conoscenza di noi
stessi.
Questa fase di conoscenza
non è tanto una forma di analisi psicologica, quanto un vedersi per quel che
siamo, con le nostre convinzioni di fondo, con i nostri condizionamenti
principali e soprattutto con la nostra mente autocentrata.
Quali sono le nostre
convinzioni più radicate? Quali sono le nostre reazioni emotive più ricorrenti?
Quali sono gli schemi di comportamento più frequenti? Quali sono le nostre
paure?
Dobbiamo guardarci con
distacco mentre viviamo la vita di tutti i giorni. Non tanto per cambiare
istantaneamente, quanto per cambiare a poco a poco grazie alla conoscenza. Non
tanto per giudicarci con durezza, quanto per prender coscienza di come siamo
fatti.
Siamo convinti di essere
inadeguati oppure che la vita sia un dura lotta, un luogo di sofferenze? Le
nostre reazioni più profonde sono la rabbia, l’ansia, la paura o la confusione?
Non sappiamo decidere? Siamo aggressivi? Siamo invidiosi? Ci sentiamo spesso
sopraffatti dalla vita? Siamo distratti o concentrati? Siamo pessimisti? Quali
sono le cose, le persone o le situazioni che temiamo di più? A quali esperienze
infantile possono essere ricondotte?
Proviamo ad osservarci per
rispondere a queste e ad altre domande. Quali sono i meccanismi psicologici che
ci impediscono di essere più presenti e più svegli?
Le risposte con il tempo
vengono a comporre un nostro ritratto.
Giorno per giorno, se siamo
sempre più consapevoli di questo ritratto, dei pregi e dei difetti, riusciremo a cambiare, perché la consapevolezza continua di ciò che viviamo è il più
potente mezzo di trasformazione di noi stessi.
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