Se soffriamo, vuol dire che
sentiamo acutamente i problemi della vita, e questo ci aiuta ad essere più
consapevoli e più svegli. E la meditazione seduta ci permetterà di attenuare la
reazione emotiva.
Se siamo felici, dobbiamo
renderci conto che questa felicità durerà poco e che è il prodotto di una situazione
contingente. Non per rovinare la festa, ma per liberarci il più possibile dalle
perturbazioni emotive… e raggiungere uno stato di quiete, di distacco, di
equanimità, di omeostasi.
A tal proposito, può essere
utile riferirsi a noi in terza persona. Non dirsi “sto soffrendo”, ma dirsi
“costui sta soffrendo, questo essere psico-fisico sta male”. Non “che cosa provo
in questo momento?”, ma “che cosa prova in questo momento?” Vedersi come uno
dei tanti, in balia delle emozioni.
Quando ci si vede così, ci
si sposta in una posizione di testimonianza, che è già trascendenza.
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