Quando diciamo “ama il
prossimo tuo come te stesso” (un principio enunciato da tanti saggi, anche
prima di Gesù), affermiamo che prima di tutto dobbiamo essere in buoni rapporti
con noi stessi. Se non ci amiamo, come possiamo amare un altro? Se non siamo in
intimità con noi stessi, come possiamo essere in intimità con un altro? Se non
siamo connessi con noi stessi, come possiamo connetterci con un altro?
Questo significa che
dobbiamo osservare e conoscere noi stessi, che dobbiamo conoscere come siamo
fatti, le nostre paure, i nostri limiti, le nostre inibizioni, le nostre
difficoltà interiori. Se non facciamo questo lavoro di ricerca, l’ingiunzione
ad amare gli altri “come noi stessi” rimarrà lettera morta.
Non dobbiamo illuderci che
sia facile amare. Di solito, siamo pieni di blocchi e di complessi. L’amore non
è così naturale come sembra. È vero che, se ci siamo, siamo stati amati – ma come siamo stati amati? E come ci amiamo?
Dunque, il fattore
risolutivo resta lo sviluppo della consapevolezza.
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