Proviamo vergogna di essere
italiani quando avvengono fatti di corruzione come quello smascherato in questi
giorni a Roma, dove si è scoperta una cricca di delinquenti, guidata da un ex
terrorista nero, che trovava il modo, con la collaborazione di politici, di
amministratori di aziende pubbliche, di poliziotti corrotti e di pubblici
ufficiali, di pilotare gli appalti ed altri sporchi affari. Ciò che colpisce è
la pervasività della corruzione e di apparati più o meno mafiosi. In Italia le
mafie non mancano mai: oltre a quelle tradizionali, ci sono anche quelle
autoctone.
Simili scene, di
incriminazione e di arresti, si verificano ormai con regolarità, in tutte le
regioni, tanto che c’è da chiedersi se non ci sia qualcosa di sbagliato nel Dna
di parecchi italioti.
Nonostante il gran numero di
preti, di insegnanti di religioni e di messaggi papali, la corruzione italiana
è sempre più un pozzo senza fondo.
Per fortuna, ci sono anche
gli eroi, quei coraggiosi che non si fanno corrompere e spesso perdono la vita.
È stato appena trasmesso un film in cui si ricordano le vicende tragiche di
Giorgio Ambrosoli, l’avvocato liquidatore della banca di Sindona che non si
fece piegare e pagò con la vita la sua dirittura morale. Ce ne sono pochi, ma
ci sono.
Però anche qui colpisce la
diffusione e la potenza dei corrotti, sempre circondati da politici, poliziotti
e giudici venduti, mafiosi e monsignori; e la pochezza di mezzi degli onesti,
spesso abbandonati da tutti e consapevoli di dover morire.
È un’Italia eterna, che non
cambia mai. Purtroppo, abbiamo bisogno di eroi.
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