Come
si entra nello stato meditativo? Come si passa dallo stato normale di coscienza
ad uno meditativo?
Attraverso
l’intenzione – ossia la decisione di
fare meditazione. C’è come uno stacco tra l’abituale attività mentale e la
mente meditativa, che viene determinato dall’intenzione: “Mi metto a meditare”.
A
differenza delle fedi e delle religioni, ciò che conta è lo spirito di indagine
e di ricerca. Niente ci viene dato: siamo noi che dobbiamo trovare.
Anzi,
in meditazione è bene partire da uno stato di dubbio, di scetticismo o di
agnosticismo. I maestri dicono tante cose, ma io non so se siano vere o false.
Devo dunque verificare di persona.
Il
fatto è che il campo di indagine è quello della coscienza. E la scienza ci dice
poco o nulla della coscienza. Domandate ad uno scienziato che cosa sia la
coscienza – vi risponderà che non lo sa. Non è strano: anche la scienza parte
prima dal mondo esterno e non da quello interiore.
Devo
perciò ricercare io stesso. Sono io che devo sviluppare una particolare
modalità percettiva cui diamo il nome di “meditazione”. Sono io che devo
investigare l’origine, la natura e le potenzialità della coscienza.
Lo
stesso Buddha affermò che tutto ciò che aveva scoperto lo aveva trovato per
esperienza diretta, non per grazia divina o per scienza infusa. Dunque, ognuno
deve rifare la stessa strada. E la strada passa inevitabilmente per la
concentrazione meditativa e per l’addestramento.
Ma
un vero maestro non può dire: “Questa è la verità”. Al massimo può dire:
“Questo è ciò che ho scoperto io; se ti serve, bene; se non ti serve o se non
ci credi, mettiti tu stesso a cercare”.
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