La felicità naturale
È
difficile liberarsi della sofferenza, ed è impossibile eliminarla per sempre e
del tutto. Ma resta il fatto che noi ci sforziamo attivamente di… renderla
permanente.
Di
solito, per combatterla, cerchiamo stimoli esterni: piaceri, successo, denaro,
giochi, feste, vittorie, amori, sport, passioni, letture, connessioni digitali,
viaggi, eccitazione, sesso, alcool, droga e così via. Però, così facendo, la
attenuiamo o la interrompiamo per un po’; ma poi ritorniamo allo stato
fondamentale di insoddisfazione, che sentiamo ancora più vivamente – e siamo
costretti a cercare nuovi stimoli, magari sempre più forti, come nella droga.
In
effetti, anche quando non ci sono cause evidenti di dolore o di sofferenza, noi
cadiamo in preda alla noia – che è un’altra forma di sofferenza. L’uomo,
lasciato solo in una stanza, senza stimoli esterni, finisce per annoiarsi e
intristirsi. Non sa neppure appezzare in quel momento la mancanza di vere cause
di dolore e di sofferenza.
Soffre
perché è solo, perché non può eccitarsi, perché non ha compagnia, perché non
trova riparo dai pensieri negativi che lo assalgono.
Quello
che l’uomo comune non sa fare è attingere alla felicità naturale, che è data
fondamentalmente a ciascuno di noi – qualcosa che nasce non in conseguenza di
stimoli, ma dal puro e semplice essere. Dobbiamo guardare gli altri esseri viventi
e capire come essi siano soddisfatti di essere così come sono, senza cercare
stimoli eccitanti o cause esterne di felicità.
La
natura ci offre già una base di soddisfazione. È la mente, con le sue esigenze
artificiose, che ce la distrugge.
Per
trovare questa semplice gioia di essere, dobbiamo ritornare alla natura. Il che
non significa ritirarsi a vivere lontani da tutti, ma allontanare dalla nostra
mente l’idea che la felicità risieda in qualche bene esterno.
Nessun commento:
Posta un commento