Quando sosteniamo che in
meditazione non dobbiamo esprimere le emozioni negative (odio, rabbia,
rivalità, gelosia, paura, invidia, attaccamento, desiderio morboso,
possessività, ecc.) non diciamo che dobbiamo reprimerle. C’è una differenza
basilare tra non esprimere e reprimere.
La repressione è un
tentativo di soffocare e nascondere, una finzione violenta, che alla fine fa
male all’organismo fisico e mentale, e non riesce. Provoca danni, malattie e
contrazioni a vari organi, fra cui il cuore e l‘intestino. D’altra parte, se diamo
libero sfogo alle emozioni negative, questo ci porterà lontani dal nostro
centro di equilibrio.
A livello evolutivo, la
manifestazione di queste emozioni primordiali ci assicurava la difesa e la
sopravvivenza. Ma oggi potremmo vivere un’esistenza più rilassata. L’importante
è rimanere consapevoli della tensione, della stretta o della contrattura che si
verifica a livello fisico e psichico – e poi lasciarla sciogliere.
Talvolta i sentimenti
aggressivi ed esplosivi, come la rabbia, partono da un dolore interno. Se per
esempio riceviamo una critica, si risveglia in noi un antico senso di
insufficienza. E la reazione irritata vuole in realtà nascondere la profonda
paura di non essere all’altezza, di essere inadeguati o incapaci.
La non espressione permette
la disidentificazione dal piccole ego reattivo e ripetitivo, e l’allargamento
ad una più ampia consapevolezza del sé, trasformando la rabbia in fermezza e
determinazione.
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