martedì 21 gennaio 2020

Stare nel flusso


Più ci domandiamo: “Chi sono io?”, più vorremmo trovare una risposta rigida e fissa. “Ecco, questo sono io e sono fatto così e così…”. Ma ogni risposta del genere lascerà fuori qualcosa e sarà insoddisfacente.
Il fatto è che io sono un flusso che non può essere irrigidito e bloccato. Se lo faccio, rimane solo uno scheletro, qualcosa di definito ma morto. Sarebbe dunque meglio cercare di rilassarci e seguire il flusso. Forse non avremmo una definizione, ma avremmo qualcosa di vivo e vitale.
Noi abbiamo il potere di dare un nome alle cose e a noi stessi. Ma, in tal modo, isoliamo e separiamo qualcosa che è unitario, mobile e cangiante.
Naturalmente questa operazione di definizione ci è utile per comunicare tra di noi. Ma non dovremmo mai dimenticare che si tratta di un’astrazione, di una convenzione. Se finiamo per crederci isolati e indipendenti, rischiamo di diventare estranei a noi stessi.
Dovremmo essere tanto saggi da recuperare ogni volta l’unità del tutto, ritornando a giocare nel flusso della vita.

Se togliamo un pesce dall’acqua per esaminarlo, potremo studiarlo e definirlo. Ma sarà un pesce morto, ben diverso dalla creatura viva che conoscevamo prima.

Nessun commento:

Posta un commento