Siamo convinti che, per ottenere qualcosa, sia necessario darsi da
fare e conquistarselo. Ma esiste anche un'altra via, per così dire
"femminile". Attrarre ciò che desideriamo senza chiederlo direttamente,
ma attirandolo, propiziandolo. Anziché intervenire direttamente, lo propiziamo
con un "vuoto interiore". "Questa è la legge di colui che nulla
chiede" dice la Kausitaki Upanishad.
Naturalmente, se vi si
rompe la lavatrice, questo metodo non sarà il più efficace (lo sarebbe
attraverso giri complicati), ma nel campo degli eventi umani e dei rapporti
interpersonali, è tutto un altro discorso. Infatti, ognuno di noi nasce per
riempire un determinato vuoto, per svolgere una certa funzione, per attuare un
piano, per compiere alcune cose, e, se a queste cose aspirate interiormente,
con determinazione e tenacia, prima o poi le realizzerete.
“L'uomo può volgersi dovunque, può intraprendere qualunque
impresa, ma ritornerà sempre su quell'unica via che la natura gli ha
prescritto”
Goethe
Il problema sta dunque
nell'individuare e nel volere questa vocazione. In tal senso, si deve volere
ciò che si è, si deve volere il proprio destino. Se, facendo il vuoto
interiore, identificate e volete ciò che vi è necessario, riuscirete ad
ottenerlo come per magia: gli eventi volgeranno a vostro favore.
Lo otterrete anche non
facendo niente, anzi, proprio perché non farete... nient'altro.
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