Anche verso
l’incubo della morte si può mantenere un atteggiamento lieve e non tragico. Dato
che non possiamo evitarla, pensiamo come già aveva insegnato Epicuro che quando
ci siamo noi, non c’è lei e quando c’è lei non ci siamo noi.
In altri
termini, se ci perdiamo per sempre, non ci sarà più nessuno a lamentarsi,
perché con la scomparsa della coscienza scompare anche ogni sofferenza. E se ci
sarà qualcosa, noi siamo pronti a tutto. Apriremo gli occhi in un nuovo mondo e
diremo: “Oh, vediamo qua come butta”.
Ma non ci
illudiamo: non potremo in nessun caso essere sempre beati. Dove c’è vita, c’è
divenire e dunque sofferenza.
Solo al di
là della vita e della morte c’è ciò che veramente cerchiamo: la pace, il
nirvana.
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