Molti
credono che esista un Dio e che un giorno lo vedranno. Ma, come dice anche il
filosofo Umberto Galimberti, con Dio non si può avere un “faccia a faccia”, per
il semplice motivo che Dio non ha faccia, o, meglio, ha tutte le facce.
Che cosa
potranno vedere? Una luce, un’energia, uno spirito?
La
trascendenza è tale proprio perché è al di là di ogni legge naturale, di ogni
regola razionale, di ogni etica, di ogni principio retributivo. Non risponde
neppure ai principi di identità e di non contraddizione.
La
trascendenza è al di là del bene e del male, dei concetti di identità e disidentità.
In queste
condizioni, nessuno può dire che cosa sia e soprattutto nessuno può vedere la
sua faccia. Diceva bene il Dio biblico: “Nessuno può vedermi e restare vivo”
(Esodo 33, 20).
Stando così
le cose, nessuno può vedere né pensare Dio, e le teologie non sono che “paglia”
come disse san Tommaso in un momento di illuminazione. È per questo che in
molte religioni si vieta la raffigurazione della trascendenza. Ma non nel
cristianesimo, che rappresenta Dio come un vecchio o una luce, scadendo subito
nell’idolatria.
E il
massimo dell’idolatria è pensare che abbia assunto una forma umana. Troppa presunzione.
Come dicono
i padri orientali, Dio si è fatto uomo, perché l’uomo si facesse Dio. Troppa
hybris! Troppa volontà di potenza.
Molto
meglio, allora, accettare che Dio sia il Vuoto (di definizioni e di concetti) e
ritenere che non pensarlo sia più vicino a Dio che pensarlo in tutte queste
forme ridicole.
La verità è
che siamo imprigionati da troppe idee preconcette, da troppi miti, fra cui,
prima di tutti, quello di un Dio fatto a misura d’uomo.
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