Quando
invitiamo alla “presenza mentale” (sati)
sembra che si debba fare chissà che, sembra che si debba escogitare chissà
quale difficile tecnica. Ma in realtà si tratta di qualcosa di estremamente
semplice e soprattutto di naturale.
Domandiamoci:
quale è il contrario della presenza mentale? È vivere con distrazione, con
noncuranza, sempre abbagliati, confusi, illusi, storditi, sempre coinvolti in
un’esistenza superficiale e artificiale..
Applicare
la presenza mentale è quasi un ritorno alla natura, un voler riprendere un mano
la propria vita, anziché sprecare tempo ed energie in attività inutili o di
pura sussistenza, in sogni e illusioni inconsistenti, in comportamenti
stereotipati e convenzionali, è essere vivi e consapevoli di esserlo.
Non dunque
una qualche strana tecnica, ma la volontà di vivere in prima persona, anziché
limitarsi a seguire i sentieri battuti da tutti o precostituiti da altri.
Perché non
dovremmo essere attenti e consapevoli? Perché non dovremmo essere autentici, ma
semplici maschere?
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