Conoscere
se stessi… è una parola! Per conoscere veramente noi stessi, dovremmo prima
conoscere tutti gli altri soggetti-oggetti nel presente e nel passato, perché
tutto condiziona tutto. E siccome non è possibile, dobbiamo accontentarci di
qualche tratto del carattere o, meglio ancora, degli aspetti essenziali. Ma ci
sfuggirà sempre l’insieme, anche perché, per conoscerci, dovremmo a nostra
volta farci oggetti… e perdere il soggetto che siamo.
Comunque
non dobbiamo scoraggiarci. Anche se non conosciamo interamente noi stessi,
possiamo esserlo… a nostra insaputa. Non è dunque il caso di prendere questa
incapacità in modo drammatico e pesante. Al contrario, prendiamo lezione dalla
fragilità e fluidità della nostra condizione per essere il più possibile agili,
aperti e lievi.
Da
sconsigliare soprattutto l’attaccamento al nostro presunto ego. Questa sì che è
una iattura. Teniamo conto che siamo come una sfera di vetro in una cassa di
pietre. Rilassiamoci, non tendiamoci, lasciamo andare. Quando ci rilassiamo e
ci apriamo entriamo nel nirvana; quando ci irrigidiamo e ci chiudiamo siamo
prigionieri di un pesante samsara.
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