La
meditazione serve a liberarci dalle catene dell’ignoranza. Ma non della
semplice ignoranza culturale (per questo basta studiare), bensì dall’ignoranza
metafisica, ossia dalla mancanza di consapevolezza che siamo prigionieri in
questo mondo.
La
situazione è già stata rappresentata, oltre che dall’Oriente, dal mito della
caverna di Platone, in cui si immagina che ci siano dei prigionieri chiusi in
una caverna fin da bambini che vedono solo ombre proiettate sulla parete alle
loro spalle e credono che quelle siano la realtà. Ad un certo punto, un
prigioniero viene liberato dalle catene e portato fuori, alla luce. E qui di
accorge che la realtà non è costituita né dalle ombre né dagli oggetti posti su
un muretto che proiettavano quelle ombre.
Quando poi
decide di ritornare nella caverna per liberare gli altri prigionieri, questi
non vogliono credergli, lo deridono e alla fine lo uccidono.
Dunque, i
prigionieri sono talmente assuefatti a scambiare cose false o semplici
proiezioni per cose reali che non vogliono ascoltare ragioni e preferiscono
continuare a vivere nel buio della loro ignoranza.
Il mito
descrive la condizione umana degli uomini che scambiano per reali semplici
rappresentazioni, convenzioni e pregiudizi sociali. E precisa che rivelare loro
che si stanno sbagliando è difficile e pericoloso, perché essi non vogliono
abbandonare il loro modo di vedere, di credere e di vivere.
Basta
guardarsi intorno per verificare che la situazione è proprio questa: tanti
prigionieri incatenati dai loro pregiudizi che non vogliono vedere che molto di
ciò in cui credono, dai valori sociali alle religioni e alle opinioni comuni, sono
del tutto sbagliati, e che stanno perdendo l’occasione della loro vita per
liberarsi ed emanciparsi.
I
dominatori di questo mondo sono grandi illusionisti che ingannano se stessi e
gli altri uomini.
Il problema
è che, per liberarsi da queste catene, non basta credere a qualcuno o ascoltare
la verità. Ma è necessario esperirla da soli, facendo uno sforzo di consapevolezza
e di autocoscienza.
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