Calma e distensione non possono essere comandati a volontà, perché
ci sarebbe una contraddizione psicologica, nel senso che, se mi sforzo di
distendermi, otterrò il risultato contrario: mi tenderò e mi agiterò. E allora
bisogna tanto non volere (questo stato d'animo), quanto lasciar andare tutto
quanto, compresa la volontà di essere in un certo modo. Questa è già
meditazione.
Tutti gli altri stati
d'animo possono essere indotti con più facilità (la paura, la rabbia, il
desiderio...), ma non questo, perché non può essere forzato o condizionato,
essendo il senza-sforzo e il non-condizionato.
Ecco perché con la
meditazione bisogna lavorare per così dire d'astuzia, come il gatto con il
topo. Non volere, ma propiziare, favorire, sfruttare l'occasione... senza però
mai perdere di vista l'obiettivo. Più che fare, bisogna lasciar fare... alla
natura, fuori e dentro di noi. Più che dirigere, bisogna lasciarsi andare.
Tutto questo è
complicato da descrivere. Ma in pratica significa sapersi rilassare, riposare,
distendere, calmare, stando fermi e rimanendo in silenzio.
In campo psicologico
non possiamo avere le cose a comando. Per questo si parla di
"pratica": addestramento, allenamento, ripetizione, pazienza...
creare o sfruttare le condizioni e aspettare. Capire i vantaggi.
Bisogna inoltre tener
conto che in certi casi, in certi momenti, in certi giorni, non è possibile
raggiungere il risultato, perché i pensieri e le preoccupazioni sono troppo
forti. Ma, col tempo, la situazione migliorerà e l'esigenza meditativa saprà
farsi sentire anche nei momenti più difficili.
Nessun commento:
Posta un commento