“Conosci te
stesso” ammoniscono tutte le filosofie del mondo: questa è la base di ogni
conoscenza. Se non conosci te stesso,
come sei fatto, la tua psicologia, i tuoi schemi di reazione, i tuoi impulsi più
abituali, non combinerai niente di buono nella tua vita e non avrai un metro di
paragone per conoscere gli altri. Vivrai in poche parole nella confusione,
nella casualità e nell’ignoranza. Sarai un estraneo a te stesso. Magari
conoscerai tante cose del tuo cantante o calciatore preferito, ma di te saprai
ben poco e ti aggirerai come uno zombie. Vivrai all’insaputa di te stesso – non
una bella condizione, uno stato di alienazione.
Però, per
conoscere te stesso, dovrai praticare una qualche forma di autoriflessione: di
qui non si scappa. E, per farlo, dovrai trovare momenti di isolamento. Se
rimarrai sempre in mezzo alla gente, non riuscirai a isolare la tua identità e
sarai semplicemente uno nella massa, indifferenziato. Farai le cose che fanno
gli altri, dirai le cose che tutti dicono e penserai i pensieri di tutti. Ma,
soprattutto, sarai diretto nella vita non dai tuoi interessi individuali, ma da
quelli del gruppo o dell’ambiente in cui vivi. E, in sostanza, da quelli della
specie umana, che vuole che tu ti comporti in un certo modo e niente di più.
Studierai,
ti sposerai, farai figli, invecchierai… così come fanno tutti. Ma non saprai
mai qual è la tua vera vocazione, la tua capacità, la tua via e sarai vissuto
come una pecora del gregge.
Non ti
illudere che la società, la natura o Dio possano fare i tuoi interessi individuali. Loro ti utilizzano come un
mattoncino in un muro, ma, una volta che avrai dato, ti abbandoneranno come un
guscio inutile.
Se invece
troverai occasioni di isolamento e di auto-osservazione, potrai incominciare a
capire che cosa è nel tuo vero interesse e che cosa stai facendo come un servo
o un funzionario di un sistema di cui ti sfugge il senso. Sarai vissuto senza
essere te stesso.
Il sé, il
daimon, esiste in noi, ma va isolato, identificato e conosciuto. Va meditato.
Oltre a
questo autentico sé, esiste poi dell’altro: la tua stessa consapevolezza depurata
delle tendenze psicologiche. È grazie ad essa che puoi sapere di esistere. È
grazie ad essa che puoi andare anche oltre i limiti dell’io.
In altri
termini, prima devi conoscerti in modo psicologico e poi in modo trascendente.
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