Nell’operazione
di conoscere gli altri – e quell’ “altro” che siamo noi per noi stessi – c’è un
errore che compiono tutti: non tengono conto dei propri pregiudizi. In effetti
dovrebbero prima sbarazzarsi degli schemi con cui giudicano di solito la
realtà, dovrebbero liberarsi dell’attaccamento alle valutazioni, ai preconcetti.
In altri termini, sarebbe necessario fare tabula
rasa dei pregiudizi, degli schemi, delle ricette e delle fedi
precostituite. Altrimenti, continuiamo a riproiettare gli stessi luoghi comuni,
non giungendo mai ad una vera conoscenza, applicando semplici etichette.
Ma, per non
cadere in questa trappola, dovremmo essere capaci di fare un’autoanalisi. Che
quasi nessuno è disposto a intraprendere. Chi è così onesto da pensare: “Sto
applicando un’ideologia, sto proiettando convinzioni non verificate”?
Solo in
campo scientifico esiste una possibilità di verifica oggettiva. In tutti gli altri campi (politica, filosofia,
religione, ecc.) si va avanti a forza di pregiudizi.
Il problema
è che ci vorrebbe un’onestà molto difficile da applicare.
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