Non ci
piace mai l’idea di essere enti inconsistenti, fragili e impermanenti. Ma c’è
una consolazione: che anche le cose brutte di noi, anche le tante sofferenze
e malattie, devono finire.
Se tutto è
un sogno, c’è poco da preoccuparsi. Se le cose non sono così serie, fisse e
rigide, possiamo uscire dal morso dell’ansia e della paura.
Mi
preoccupo perché so che morirò. Ma quando sarò morto, chi si preoccuperà? Io
no, visto che l’io si sarà dissolto.
Quando ci
chiudiamo e ci irrigidiamo nel nostro io, siamo già morti – di una morte più
brutta di quella naturale. Siamo morti in vita!
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