Nel buddhismo
non si parla di amore, ma di compassione. E con ragione.
La
compassione dovrebbe nascere dalla constatazione che siamo capitati tutti in
uno stesso postaccio, in una stessa prigione, e che sarebbe meglio far causa
comune per uscirne.
Ma gli uomini,
come si vede anche nelle prigioni materiali, anziché aiutarsi a vicenda, sono
capaci di lottare anche lì per la supremazia. Invece di riflettere su fatto che
sono tutti prigionieri, si fanno anche lì la guerra. E questo fa il gioco dei carcerieri.
E poi c’è
anche qualcuno che finisce per trovare piacevole lo stato di detenzione, quelli
che dicono che “la vita è bella”… nonostante tutto.
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