In meditazione, è necessario far arretrare il soggetto. Che cosa
significa?
Significa rinunciare alla
pretesa di cercare la realizzazione o l'illuminazione per potenziare il proprio
io, dismettere la volontà di autoaffermazione egoica, e rendersi conto che
soggetto e oggetto sono complementari, le due facce di una stessa medaglia, che
ogni persona è il nodo di una rete, è il frutto di un lungo e complesso
percorso che lo ha condotto a quel punto.
Significa meditare
dimenticandosi di essere un piccolo e isolato sé.
Significa concentrarsi sul
campo unitario che esiste prima della differenziazione fra soggetto che conosce
e soggetto (o oggetto) che viene conosciuto.
Di solito noi pensiamo
di essere e siamo un soggetto che
percepisce un certo oggetto. Ma, accrescendo con una forte concentrazione, la
consapevolezza dell'oggetto/soggetto, cessa l'idea di essere due entità
separate e si giunge ad un'esperienza di unità.
Per far questo, chiudiamo
gli occhi, arrestiamo il respiro, spingiamo la lingua contro il palato, facciamo
convergere l’attenzione davanti a noi (verso il centro della fronte o tra gli
occhi o un po’ sopra la testa) e smettiamo di pensare. Se siamo pazienti e
ripetiamo l’esercizio continuamente, potremo ottenere quell’esperienza che,
secondo la Taittiriya Upanishad, è
"ciò da cui arretrano
le parole e che non è conseguibile nemmeno con il pensiero."
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