La prima cosa
che impariamo in meditazione è che, quando siamo presi dalle preoccupazioni,
non possiamo essere presenti – un fiume di pensieri ci separa dall’attimo e dal
luogo in cui ci troviamo. La mente vaga e noi siamo altrove.
Ma, a guardar
bene, questo avviene quasi sempre. I maestri zen per esempio vi mostrano un
oggetto e vi domandano: “Che cos’è questo?” Oppure producono un suono e vi
domandano: “Lo sentite questo?”
A noi sembrano
domande stupide. Ma non è così.
In un primo
attimo forse vediamo o ascoltiamo l’esperienza così com’è. Ma l’attimo
successivo la interpretiamo. E quindi la perdiamo. Vediamo o ascoltiamo
qualcosa di artefatto. Non siamo mai veramente presenti. È molto difficile
esserlo.
Ma il primo
passo lo abbiamo compiuto: siamo diventati consapevoli del problema. E abbiamo
capito che cosa si vuole da noi – un’attenzione priva di valutazioni, di preconcetti
e di interpretazioni.
No, non è
facile meditare. Però possiamo mantenerci il più possibile attenti, svegli e
presenti, e capire quando non lo siamo. Non solo in meditazione, ma in ogni
circostanza della vita.
Forse non
diventeremo degli illuminati, ma terremo gli occhi aperti e faremo entrare più
luce e comprensione.
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