Qualche volta, nelle difficoltà della vita, ci facciamo prendere
dallo sconforto e ci diciamo: "Non ce la farò mai... Che sarà di me?..
Sono perduto... Sono fallito... C'è qualcosa di sbagliato in me... Non ho le
capacità di reagire... Mi manca qualcosa... Gli altri sono meglio di me... Gli
altri hanno quello che io non ho", eccetera eccetera. Idee del genere, se
ripetute negli anni, e magari alimentate dalla famiglia o dagli insegnanti,
diventano potenti forze devastanti. Se penetrano nell'inconscio, ci creeranno
un senso di inadeguarezza, di sofferenza e di inferiorità che ci porterà ad
azioni e a decisioni fallimentari, a ritirate e a rinunce che non faranno che
confermare il giudizio negativo che abbiamo di noi. È un circolo vizioso
difficile da spezzare, un circolo in cui qualcuno rimane tutta la vita.
Per spezzare questo incantesimo
malefico bisogna risalire all'origine di simili convinzioni inconsce e
prenderne sempre più coscienza. Infatti, esse vivono di oscurità, di mancanza
di consapevolezza. Si scavano una tana nel nostro essere e rimangono lì, come
virus deleteri, che sabotano ogni nostro tentativo di disidentificazione e di
liberazione.
La meditazione può
aiutarci a uscire dalla prigione che ci siamo costruiti con le nostre stesse
mani. Una volta identificati questi pensieri ricorrenti, magari etichettandoli,
dobbiamo considerarli come appartenenti ad un sé separato, ad una
sotto-personalità che si è creata nel tempo e che ci tiene in suo potere.
Ma noi non siamo quella sotto-personalità;
noi, il nostro sé, è qualcosa che sta sotto o sopra tutti questi falsi io, è
una natura potente e più ampia. Il buddhismo per esempio ci dice che noi siamo
tutti dei Buddha, cioè abbiamo tutti la possibilità di liberarci dalle catene.
La nostra natura originaria non è un piccolo ego asfittico e petulante, che si
sente incapace e che si lamenta di essere imprigionato; è una natura divina.
Naturalmente non si
tratta di passare da un estremo all'altro, dalla sottovalutazione
all'esaltazione paranoica del nostro sé. Avremo certamente i nostri difetti e i
nostri limiti.
Ma, attenzione, proprio qui, proprio in
questo momento, possiamo rialzare la testa, guardarci con altri occhi e
accorgerci che non ci manca nulla. Siamo vivi e siamo consapevoli. E abbiamo
tutto ciò che ci serve. Dentro di noi, nella nostra essenza, sei esseri divini.
Rendiamocene conto. Sono gli altri, è il mondo, è la società, è la nostra
stessa inconsapevolezza, che ci hanno costruito addosso una corazza che in
parte ci difende e in parte ci imprigiona. E se in ultima analisi la
inconsapevolezza ha creato tutto questo, la nostra consapevolezza, ora, può
liberarci.
Non pensiamo però che la nostra emancipazione
dipenda da qualche divinità da pregare. È dentro di noi che dobbiamo cercare le forze
divine della liberazione.
“Guardati
dall’uomo il cui Dio è nei cieli”
George
Bernard Shaw
Nessun commento:
Posta un commento