La meditazione di consapevolezza sugli stati d'animo e la loro
etichettatura sono pratiche molto importanti per conoscersi meglio, per
diventare uomini più sensibili e consapevoli, per evolvere più velocemente, per
non reagire ma agire; però sono solo la prima parte del percorso. La seconda
parte io la definirei meditazione di trascendenza, in quanto usciamo dalla
psicologia e dalla mente umana, che è comunque sempre condizionata.
Come è noto, ognuno di noi coltiva
inconsciamente un proprio dialogo mentale, che macina di continuo chiacchiere, parole,
pensieri, fantasie, immagini, ecc. Si tratta di "voci" interiori che
talvolta usano l' "io" ("io sono questo, io sono quello, io
faccio questo, io non faccio questo, ecc.") e talvolta usano il
"tu" ("tu sei questo, tu dovresti essere quest'altro, tu sei
inadatto, tu sei un incapace, tu non ce la farai mai, tu sei il migliore,
nessuno è come te, tu dovresti, tu non dovresti, ecc."). Osservatevi
mentre dialogate in questo modo, scissi in due: è un dialogo che si svolge
senza tregua e che ci allontana dalla realtà, dal momento presente.
Per interrompere queste conversazioni
interiori che ci rivelano un io frammentato, per ricuperare la nostra
integrità, per riattivare la nostra natura originale, è bene utilizzare la
meditazione di trascendenza, che potremmo anche chiamare la meditazione degli
intervalli. Che cosa sono? Sono quei brevi istanti di sospensione, di
interruzione, di pausa, in cui anche il pensiero tace. Per esempio tra la fine
dell'espirazione e l'inizio dell'inspirazione, tra la fine dell'inspirazione e
l'inizio dell'espirazione, tra la fine di un pensiero e l'inizio di un altro,
oppure nel momento in cui la nostra attenzione passa da un oggetto all'altro.
In tutti questi casi si crea un istante di sospensione, uno spazio vuoto, di
cui di solito non ci rendiamo conto.
Ebbene, la meditazione consiste proprio
nel focalizzare l'attenzione in quello spazio e nel cercare di fermarvisi il
più possibile, accedendo così a un piano in cui l'onnipresente attività mentale
è assente. Per esempio, facciamo un'espirazione molto lunga e profonda. Nel
momento in cui il respiro è tutto uscito e avremmo bisogno di inspirare di
nuovo, blocchiamo il respiro e fissiamo a occhi chiusi lo spazio vuoto, là dove
mancano i pensieri. Nello stesso istante possiamo far convergere l'attenzione
in un punto immaginario davanti al naso o tra le sopracciglia;
contemporaneamente possiamo spingere la lingua contro il palato superiore e
contrarre l'ano.
Rimaniamo così per qualche istante e
constatiamo come in quei momenti ci si possa liberare dell'asfissiante dialogo
interiore e ci si possa concentrare in uno spazio vuoto, che è qualcosa di
vivificante. Questo spazio vuoto, oltre ad essere privo di pensieri e
preoccupazioni, è il ritorno ad una natura lontana, quel vuoto da cui con una
fluttuazione è iniziato tutto.
Agendo in tal modo possono sorgere nuove
energie e ispirazioni.
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