"Se
strappi all'uomo comune le illusioni, con lo stesso colpo gli strappi anche la
felicità" diceva Henrik Hibsen. In effetti le illusioni sono i desideri
che ciascuno di noi pensa di realizzare: la felicità, l'amore, la salute, la
ricchezza, la fama, una vita tranquilla, l'eternità dopo la morte e così via.
Viviamo per raggiungere questi obiettivi, che in un certo senso ci riscaldano
il cuore. Anche se a poco a poco molte di queste speranze si infrangono (siamo
infelici, veniamo abbandonati da chi amiamo, ci ammaliamo, perdiamo persone
care, non ci arricchiamo, invecchiamo, ecc.), le illusioni non cessano fino all'ultimo
momento… Potremmo sempre risvegliarci dopo la morte in un altro mondo, dove
saremo amati incondizionatamente, dove non dovremo faticare per vivere, dove
tutti ci saranno amici, ecc.
Le illusioni non ci
abbandonano mai; sono la meta che non smettiamo mai di inseguire, ci danno un
senso nella vita, ci fanno sperare che un giorno le cose cambieranno. È
difficile definire la differenza tra illusione e speranza: l'illusione è una
speranza che non si realizza mai. Ma come saperlo in anticipo? Chi mi impedisce
di arricchirmi di colpo, di trovare il vero amore o di guarire da una grave
malattia? In questo mondo succede di tutto. Quando la speranza ci abbandona
davvero, quando capiamo che non ce la faremo mai, quando ci rendiamo conto che
non guariremo mai, che siamo condannati a vivere sempre nel grigiore e
nell'indigenza, allora entriamo in depressione – e qualcuno può suicidarsi.
Fine della speranza? Non proprio: si spera comunque che la sofferenza cessi… o
nel nulla o in una nuova vita.
Ci sono religioni,
però, che ci dicono che bisogna liberarsi di queste illusioni, anzi che sono
proprio queste illusioni, questi desideri che alimentano – attraverso il
meccanismo della delusione – la nostra sofferenza. In Oriente, dove si crede
alla reincarnazione, si dice addirittura che la sofferenza non cessa neppure
con la morte, perché prima o poi seguirà una nuova vita dove dovremo fare i
conti con ciò che abbiamo fatto nella precedente. Ma anche nelle altre
religioni, dove non si crede alla reincarnazione, si crede comunque a paradisi,
inferni e purgatori, che sono qualcosa di simile. L'unica vera fine della
sofferenza – ci dice il buddhismo – sarebbe l'estinzione totale. E, da un punto
di vista logico, non si può dargli torto. Finché esiste un ego cosciente,
esisteranno illusioni e sofferenze, esisteranno desideri e sconfitte – nonché i
loro contrari.
Noi uomini sappiamo,
consapevolmente o inconsapevolmente, tutte queste cose. Sappiamo che la vita
sarà dura, sappiamo che dovremo soffrire. Ma non arriviamo a conclusioni
definitive.
Sarebbe dunque utile farci un'opinione
finché siamo in tempo. Non si tratta solo di esaminare quello che hanno detto
gli altri uomini - pensatori, filosofi, religiosi, ecc. -, ma anche di
raggiungere dentro di noi, per quanto possibile, una chiarezza mentale in cui
le cose appaiono per quelle che sono e non per quello che vorremmo. Diceva
Seneca: “Sarai tu stesso a procurarti motivi di affanno, ora affidandoti alla
speranza, ora abbandonandoti alla disperazione? Se sei saggio unisci una cosa
all'altra: non sperare senza disperazione e non disperare senza speranza”.
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