Per liberarsi della paura non serve a niente sforzarsi di
affrontare spavaldamente le cose che ci spaventano. Molto meglio domandarsi:
"Che cos'è questa sensazione?" e cercare di osservarla. Non un
atteggiamento di negazione e neppure un atteggiamento combattivo. "Che
cos'è questo?" Voglio vedere che cosa provo, che cosa succede nel mio
corpo e nella mia mente. Sono curioso di vedere le spettacolo - il mio stesso
spettacolo della paura, lo spettacolo che io do.
Non devo mettermi subito a lottare, come
un toro che vede rosso, ma sperimentare fino in fondo. Osservare ciò che provo,
ciò che succede, ciò che è. Senza bisogno di opporsi, senza bisogno di scendere
in guerra. Di guerra ce n'è già troppa nel mondo per crearne altra anche dentro
di noi. Come diceva Nisargadatta, la sofferenza nasce sia dall’attaccamento sia
dal suo contrario: l’opposizione.
Dobbiamo essere saggi e testimoniare,
perché in realtà, così facendo, ci distanziamo dalla sensazione, creiamo
intorno ad essa un certo spazio. Anche la nostra paura è il frutto di un antico
condizionamento, uno dei tanti.
Essere disponibili ad osservare, essere
semplicemente presenti in e a ciò che accade è il miglior modo per affrontarla.
Cambiamo strategia, cambiamo la risposta
condizionata al condizionamento.
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