giovedì 16 maggio 2019

La truffa dell'otto per mille


In questo periodo di pagamento delle tasse, assistiamo, da parte della Chiesa, ad una nuova moltiplicazione dei pani e dei pesci. Infatti, mentre i contribuenti che scelgono di dare l’otto per mille alla Chiesa sono il 34%, ad essa arriva ben l’80% del totale dei contributi, oltre un miliardo. Chi fa questo miracolo? Una legge truffaldina (sarebbe meglio definirla “gesuitica”) che assegna a chi riceva più preferenze il resto di chi non sceglie niente.
Il risultato? La Chiesa è ricca, ricchissima. Lo sanno bene le banche, che accolgono con entusiasmo come clienti preti, vescovi, cardinali e altri prelati che portano sempre un sacco di soldi. Sì, perché molti di loro gestiscono patrimoni immensi.
Anche quando l’Italia era povera, la Chiesa era ricca. Lo testimoniamo le tante opere d’arte fatte costruire nei secoli – opere d’arte che solo i ricchi potevano permettersi.
Ma come ha fatto tanti soldi la Chiesa? Ovviamente in modo non dissimile da quello dei tanti sfruttatori dei popoli - manipolando le masse superstiziose dei fedeli che, pur di assicurarsi un buon posto in paradiso, lasciavano e lasciano offerte e patrimoni alla Chiesa. Quante volte, quando c’era un ricco in fin di vita, arrivava il prete che sussurrava al poveretto di fare sostanziose offerte o di lasciare l’intero patrimonio alla Chiesa per il bene della sua anima?
È così che oggi la Chiesa ha un patrimonio immobiliare e mobiliare immenso, su cui spesso non paga tasse. D’altronde, di quel miliardo e oltre che riceve, la Chiesa, per sua stessa ammissione, utilizza il 35% per il sostentamento del clero e il 40% per non meglio definite “esigenze di culto”, fra cui si includono la costruzione di nuove chiese (del tutto inutili in un paese che ha più chiese che case) e la stessa gestione del patrimonio. Per la beneficenza vera e propria restano le briciole. Ma tanto basta per farsi una buona pubblicità.


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