mercoledì 22 maggio 2019

La concentrazione di accesso


La meditazione punta alla liberazione. Ma da che cosa? C’è una liberazione ultima, di tipo metafisico, e c’è una liberazione contingente, legata a qualcosa che ci fa star male o soffrire. Ognuno di noi sa da che cosa deve liberarsi: ansia, paura, odio, rabbia, torpore, agitazione, stress, sensazioni di indegnità, di inferiorità, pensieri ossessivi, ecc.  – e la meditazione di accesso ha proprio questo scopo. Farci uscire da uno stato di sofferenza e portarci su un altro livello – quello dove regni quiete, spaziosità, distensione, pace, luminosità, chiarezza.
Qui serve la concentrazione, che consiste nel riuscire a staccarci per un po’ (anche pochi minuti) dallo stato di tensione e di insoddisfazione, nonché dalla dispersione della mente che vaga dappertutto e non riesce a stare mai ferma. Per riuscire, bisogna concentrarsi su qualcosa, per esempio il respiro, un’immagine, un mantra, una sensazione di quiete, di pace, di amore, ecc.. Il mantra (per esempio il classico OM MANI PADME HUM) svolge una funzione precisa: scacciare ogni altro pensiero. Dobbiamo dunque stare fermi e concentrare l’attenzione… fino a trovare uno stato di tregua, finché la mente rimanga ferma lì.
All’inizio c’è un certo sforzo, perché dobbiamo riportare l’attenzione che tende a saltare da un punto all’altro. Questo passaggio è importantissimo, perché permette di entrare nel cosiddetto stato meditativo. Ovviamente bisogna trovare qualcosa di piacevole, qualche immagine luminosa, una certa stabilità, una certa chiarezza, un punto di quiete reale. In quel momento il corpo e il respiro si distendono, la mente si trova a suo agio, il più possibile silenziosa e luminosa, quasi proiettata in uno spazio illimitato, e ci si libera del senso limitato del nostro io. Siamo dentro ma al di sopra di noi e proviamo un senso di gioia, di radiosità, di felicità.
Questo è la concentrazione di accesso (primo jhana), su cui bisogna continuamente ritornare finché non divenga un passo sicuro. Da lì si potrà procedere verso altri traguardi. Ma è necessario saper esercitare la concentrazione trovando il bandolo della matassa. Il passaggio è questo e va imparato bene.

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