La meditazione
punta alla liberazione. Ma da che cosa? C’è una liberazione ultima, di tipo
metafisico, e c’è una liberazione contingente, legata a qualcosa che ci fa star
male o soffrire. Ognuno di noi sa da che cosa deve liberarsi: ansia, paura,
odio, rabbia, torpore, agitazione, stress, sensazioni di indegnità, di
inferiorità, pensieri ossessivi, ecc. –
e la meditazione di accesso ha proprio questo scopo. Farci uscire da uno stato
di sofferenza e portarci su un altro livello – quello dove regni quiete,
spaziosità, distensione, pace, luminosità, chiarezza.
Qui serve la
concentrazione, che consiste nel riuscire a staccarci per un po’ (anche pochi
minuti) dallo stato di tensione e di insoddisfazione, nonché dalla dispersione
della mente che vaga dappertutto e non riesce a stare mai ferma. Per riuscire,
bisogna concentrarsi su qualcosa, per esempio il respiro, un’immagine, un
mantra, una sensazione di quiete, di pace, di amore, ecc.. Il mantra (per
esempio il classico OM MANI PADME HUM) svolge una funzione precisa: scacciare
ogni altro pensiero. Dobbiamo dunque stare fermi e concentrare l’attenzione…
fino a trovare uno stato di tregua, finché la mente rimanga ferma lì.
All’inizio c’è
un certo sforzo, perché dobbiamo riportare l’attenzione che tende a saltare da
un punto all’altro. Questo passaggio è importantissimo, perché permette di
entrare nel cosiddetto stato meditativo. Ovviamente bisogna trovare qualcosa di
piacevole, qualche immagine luminosa, una certa stabilità, una certa chiarezza,
un punto di quiete reale. In quel momento il corpo e il respiro si distendono,
la mente si trova a suo agio, il più possibile silenziosa e luminosa, quasi
proiettata in uno spazio illimitato, e ci si libera del senso limitato del
nostro io. Siamo dentro ma al di sopra di noi e proviamo un senso di gioia, di
radiosità, di felicità.
Questo è la
concentrazione di accesso (primo jhana),
su cui bisogna continuamente ritornare finché non divenga un passo sicuro. Da
lì si potrà procedere verso altri traguardi. Ma è necessario saper esercitare
la concentrazione trovando il bandolo della matassa. Il passaggio è questo e va
imparato bene.
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