Sia che crediate in Dio sia che non ci crediate, la meditazione
non cambia. Nel primo caso vi rivolgerete a Dio, ma utilizzerete comunque il
vostro stesso spirito; nel secondo caso, saprete già che il vostro spirito è lo
Spirito divino che è presente in tutti e tutto.
Se prendiamo una religione
come il cristianesimo, sappiamo già che Gesù consigliava la preghiera. Ma come,
secondo lui, si doveva pregare? Lo spiega il Vangelo di Matteo (6, 6):
"Quando preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega Dio in
segreto". Non c'è nessun accenno a preghiere liturgiche, a messe (che non
esistevano) o comunque ad un culto esteriore. Devi rivolgerti a Dio "in
segreto", chiuso nella tua camera. Lo stesso Gesù, quando si rivolgeva a
Dio, si allontanava dalla folla e dai suoi apostoli e si ritirava in un
"luogo solitario".
Come si vede, la preghiera
per Gesù è un fatto personale, segreto ed intimo. Niente a che fare con i
rituali ecclesiastici. Quando pregate, ribadisce, non fate come i pagani che
credono di convincere Dio usando molte parole, tanto più che Dio sa già ciò di
cui avete bisogno.
Che cos'è dunque la
preghiera di Gesù? È chiaramente un rievocare nella propria anima Dio,
un'aspirazione interiore, uno sforzo di connettere il proprio spirito a quello
divino, indipendentemente dalle parole usate; anzi, al limite, è proprio un
porre il nostro spirito a livello di quello divino, facendo tacere le parole
condizionate e convenzionali.
Il concetto è chiarito nel
Vangelo di Giovanni, dove si dice che "Dio è spirito, e quelli che lo
adorano devono adorarlo in spirito e verità" (4, 24). E poi viene ribadito
da san Paolo: "Chi conosce i segreti dell'uomo se non lo spirito dell'uomo
che è in lui?... Non sapete che siete tempio di Dio e che lo spirito di Dio
abita in voi?" (1Cor 2-3).
Insomma non ci sono dubbi che la preghiera sia un connettere il
proprio spirito con lo spirito di Dio, perché il proprio spirito, l'interiorità
umana, è una "scintilla" dello Spirito divino che anima tutto. Che
cosa dirà, infatti, un mistico come san Giovanni della Croce? "Il centro
dell'anima è Dio!"
Uscendo dal cristianesimo,
le cose non cambiano. Se prendiamo per esempio le Upanishad, i testi basilari
dell'induismo, troviamo che ciò che esse affermano è che l'anima individuale
(l'atman) coincide con l'anima universale (il Brahman). Dunque, chi vuole connettersi con il Brahman, con Dio,
deve utilizzare come strumento il proprio spirito, con parole o - meglio ancora
- senza parole.
Questa è la meditazione:
scoprire in sé il divino.
Se poi non credete in Dio, non fa differenza. Prendiamo il
buddhismo. Ciò che dovete utilizzare resta sempre lo spirito interiore, il quale
ha la facoltà (divina) di liberarsi dalla sofferenza e dal ciclo delle nascite
e delle morti, e di accedere ad uno stato non-condizionato, il Nirvana, che non
è un Dio-Persona, ma è la vostra stessa consapevolezza che si dilata a
consapevolezza universale.
Come si vede, cambiano le
spiegazioni metafisiche, ma la sostanza della meditazione non cambia: che
esista o non esista un Dio, che esista o non esista un'anima, è nel vostro
spirito, ossia nel punto più profondo del vostro essere, "là dove recedono
le parole", che si trova "il passaggio segreto", la "via
stretta", per accedere alla trascendenza. Non esiste altra via. Non esiste
una via esteriore. Se il "regno di Dio" fosse nei cieli - dice
ironicamente Gesù nel Vangelo (gnostico) di Tomaso, "vi arriverebbero
prima gli uccelli".
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