I martiri
Ascoltavo una trasmissione alla radio in cui il conduttore, con
voce velata dalla commozione, ha detto che quando si parla di cristianesimo
bisogna tener conto che si tratta di una religione per cui centinaia o migliaia
di persone hanno dato la vita, ai tempi dei martiri (e qualcuno ancora oggi).
Ma questo che significa? Non è un titolo di merito: si può dare la vita anche
per cause sbagliate o negative. Anche il terrorismo, la mafia e i nazisti hanno
i loro martiri; ma non per questo sono cause buone. Senza contare che i
cristiani, dopo essere stati perseguitati per tre secoli, hanno poi
perseguitato per diciassette secoli tutti gli altri. È antipatico fare una
conta dei morti ammazzati. Ma forse i martiri dei primi tre secoli sono molto
inferiori per numero ai martiri fatti
dal cristianesimo in tutta la sua storia.
Provate a sommare le
vittime delle persecuzioni cristiane verso pagani ed ebrei, delle guerre contro
gli albigesi o i catari, delle crociate, dei tribunali dell'Inquisizione, della
"caccia alle streghe", ossia a donne che semplicemente si ribellavano
al dominio maschilista o volevano seguire loro culti, e vedrete che il numero è
spaventoso. Non si può dire che il cristianesimo abbia brillato per tolleranza
o per mitezza. E non parliamo delle vittime fatte dalle conquiste
"evangelizzatrici" in Africa, in America Latina e in Asia. Lasciamo
perdere.
Quindi piantiamola con
questa storia dei martiri. Tutte le religioni e tutte le cause, buone e
cattive, hanno i loro martiri. Ma questo non le nobilita.
Nessun commento:
Posta un commento