Che Dio esista o non esista, qui non cambia niente. Noi siamo in
questo mondo, abbiamo poco tempo a disposizione e abbiamo enormi e urgenti che
nessun Dio ci può risolvere. Se non ce la facciamo con le nostre forze, non
sarà certo Dio che ci risolverà i problemi. Se siamo malati, se siamo senza
lavoro, se siamo prigionieri... non sarà Dio ad aiutarci. Dov'era Dio quando
milioni di ebrei venivano trucidati, quando i terroristi cristiani mettevano
bombe nei templi musulmani o quando i terroristi islamici mettevano bombe nelle
chiese cristiane? Eppure tutti avranno pregato Dio. E pregheranno Dio tutti
coloro che si trovano con qualche grave malattia.
Può darsi che il Signore dell'Universo sia
troppo indaffarato tra i miliardi di pianeti e i miliardi di miliardi di
miliardi di esseri viventi... per rispondere proprio a te, in questo minuscolo
pianeta. Può darsi che sia confuso tra tante religioni. Può darsi che tu non
sappia comunicare. O può darsi che quel Dio che tu preghi sia solo un’idea
della tua mente.
Che cos'è infatti Dio? Un'energia, una
luce, una forza, una mente suprema? Ma come si può comunicare con un'energia o
con una luce? Come può la formichina comunicare con Einstein?
E, allora, nell'attesa, è molto meglio far
da sé; molto meglio sviluppare al massimo le nostre capacità, la nostra forza.
Perché è certo che ne utilizziamo sì e no una milionesima parte. Non riusciamo
a guarire le malattie, non riusciamo a organizzare le nostre società, non riusciamo
a conoscere tanti misteri. Non conosciamo neppure noi stessi, non siamo
consapevoli di chi siamo veramente.
Non dico dunque di non credere a Dio o di
non pregare: dico che, nel frattempo, è meglio cercare di renderci più forti,
più consapevoli. Anziché cercare di attivare la forza divina esterna cerchiamo
di attivare la nostra forza divina interna.
Perché tanta sfiducia in sé e nelle
proprie capacità? Perché riconoscersi impotenti e in balia di forze
esterne? Vi ricordate la storia di
quella tigre che era stata allevata dalle pecore e per lungo tempo si era
considerata una pecora? Ebbene, un giorno vide un proprio simile - e
all'improvviso capì. E, con un ruggito, fu finalmente libera di utilizzare
tutte le proprie forze.
Siamo dunque pecore finché ci consideriamo
pecore. Siamo infelici, malati, indigenti, finché ci consideriamo infelici,
malati, indigenti. Ciò che crediamo, alla fine lo siamo. Dunque, cambiamo il
nostro modo di vedere, la direzione del nostro sguardo.
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