Quando soffrite
per qualche dolore, provate a diventarne consapevoli. E, in quel momento, vi
accorgerete che nella vostra consapevolezza non c’è dolore. In altri termini la
consapevolezza registra il vostro stato d’animo. Ma non ne viene influenzata.
Ecco perché è importante riuscire a saltare dal piano dell’io che vive ed
esperisce al piano dell’io che ne è consapevole. In tal senso esiste la
possibilità di uscire, anche se per poco, dagli stati di sofferenza.
In altri
termini, c’è un io che osserva e un io che vive. Naturalmente è lo stesso
soggetto che passa da un piano all’altro. Con il vantaggio che il piano dell’osservatore/testimone
è privo delle emozioni negative.
Quando si parla
dei saggi orientali che rimangono calmi e sereni senza farsi travolgere dalle
preoccupazioni, ci si riferisce ad una situazione del genere, a individui che
riescono a dimorare nello stato dell’osservatore. Ma noi viviamo in società
dell’ansia, da cui non riusciamo a liberarci perché non siamo capaci di stabilirci
a lungo sul piano della consapevolezza.
E tuttavia
anche noi possiamo addestrarci, fino a vedere le cose e noi stessi in maniera
più distaccata.
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