Da una parte
sappiamo che il tempo è composto da un certo numero di momenti, calcolabili matematicamente;
ma dall’altra parte sappiamo che non tutti i momenti sono uguali. Se per
esempio ripensiamo al passato, ci ricordiamo di determinati momenti importanti
in cui è successo qualcosa di rilevante. Ma di tanti altri, evidentemente
anonimi, non ci rimane nulla.
Più sono stati
i momenti che ci ricordiamo, più vuol dire che la nostra vita è stata ricca e
lunga. Quello che non sappiamo è che esiste la possibilità di moltiplicare gli
eventi memorabili. Non si tratta di aspettare passivamente che succeda qualcosa.
Si tratta di essere più consapevoli dei e nei momenti che ci sembrano più
banali.
Se diventiamo
più presenti, possiamo notare dei particolari che ci sarebbero sfuggiti.
Soprattutto scopriamo una nuova profondità. Non perché compiamo o vediamo
qualcosa di eccezionale, ma perché l’eccezionalità è dappertutto se la sappiamo
scoprire.
Se ti fermi a
osservare con una intensa presenza
mentale, ti si rivelerà anche nel semplice fatto di respirare o di vedere una
luce o una scena qualcosa di memorabile.
Ti ricordi il
momento in cui hai guardato in solitudine quel maestoso albero o una spiaggia
deserta o una cima montana? Non era successo niente, ma il tuo sguardo, per
cause interiori, per un’acuita sensibilità, era cambiato.
Non sono gli
avvenimenti in sé che sono importanti. È l’intensità del tuo sguardo, la freschezza della tua consapevolezza, che rende memorabili certe esperienze, anche comuni.
Moltiplicare
questi momenti con una maggiore attenzione significa allungarsi la vita,
trasformarla in una continua epifania.
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