lunedì 3 giugno 2019

L'invidia


“Come il ferro è consumato dalla ruggine, così gli invidiosi sono consumati dalla loro passione”
                                            Plutarco

Se siamo invidiosi di chi ha di più o di chi è di più, vuol dire che guardiamo fuori, facciamo confronti, evitiamo l'introspezione e siamo dominati da un sentimento di avversione e di competitività che blocca la nostra evoluzione. E noi sappiamo bene che di questo sentimento c'è da vergognarsi. “Spesso si fa mostra delle passioni più delittuose” diceva La Rochefoucauld, “ ma l'invidia è una passione timida e vergognosa che non si osa confessare.” In effetti, l'invidioso è un individuo che soffre spesso di un complesso di inferiorità. Vede nell'altro quel che lui non è o non ha avuto, e si strugge per il confronto. Vorrebbe essere o avere come l'altro, e, se non può farci nulla, finisce per odiarlo. In tale senso l'invidia è la più involontaria delle lusinghe.
Se uno ti invidia, vuol dire che ti considera superiore o migliore - il che è un bel complimento. Tu, però, che ti conosci nel profondo, sai che non è il caso di invidiarti. Come osservava La Rochefoucauld, “la nostra invidia dura sempre più a lungo della felicità di coloro che invidiamo.” Ma è proprio per questo che l'invidia è un sentimento meschino e superficiale. Quasi nessuno è veramente da invidiare, perché, se si guardasse più a fondo, si scoprirebbe che anche lui ha i suoi problemi.
Anche quando ci rallegriamo o ci complimentiamo con qualcuno, possiamo essere invidiosi. Diceva a questo proposito Ambrose Bierce: “Congratularsi vuol dire esprimere con garbo la propria invidia”.
Però, non c'è niente da fare: che l'oggetto della nostra invidia sia vero o puramente immaginario, questo sentimento è ancora più potente dell'odio. Si può invidiare qualcuno o qualcosa che non esiste per niente, che è un parto della nostra fantasia, ma non si può fare a meno di farlo. Come diceva Schopenhauer, “l'invidia è naturale nell'uomo, ed è contemporaneamente un vizio e una disgrazia. L'invidia degli uomini indica quanto essi si sentano infelici, e la loro continua attenzione al fare a al non fare degli altri quanto essi si annoiano.”
       Dunque, il mezzo migliore per combattere l'invidia è la conoscenza - il più possibile approfondita - di chi invidiamo. Quando si conosce a fondo qualcuno, quando si vedono pregi e difetti, quando si scopre il prezzo che paga per la sua posizione, allora si scopre anche che non c'è niente da invidiare. Anzi, spesso c'è da compatire.
“O invidia, radice di mali infiniti, verme roditore di tutte le virtù!”
Miguel de Cervantes

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