“Come il ferro è consumato dalla ruggine, così gli invidiosi sono
consumati dalla loro passione”
Plutarco
Se siamo
invidiosi di chi ha di più o di chi è di più, vuol dire che guardiamo fuori,
facciamo confronti, evitiamo l'introspezione e siamo dominati da un sentimento
di avversione e di competitività che blocca la nostra evoluzione. E noi
sappiamo bene che di questo sentimento c'è da vergognarsi. “Spesso si fa mostra
delle passioni più delittuose” diceva La Rochefoucauld, “ ma l'invidia è una
passione timida e vergognosa che non si osa confessare.” In effetti,
l'invidioso è un individuo che soffre spesso di un complesso di inferiorità.
Vede nell'altro quel che lui non è o non ha avuto, e si strugge per il
confronto. Vorrebbe essere o avere come l'altro, e, se non può farci nulla,
finisce per odiarlo. In tale senso l'invidia è la più involontaria delle
lusinghe.
Se uno ti invidia, vuol dire che ti considera superiore o migliore
- il che è un bel complimento. Tu, però, che ti conosci nel profondo, sai che
non è il caso di invidiarti. Come osservava La Rochefoucauld, “la nostra
invidia dura sempre più a lungo della felicità di coloro che invidiamo.” Ma è
proprio per questo che l'invidia è un sentimento meschino e superficiale. Quasi
nessuno è veramente da invidiare, perché, se si guardasse più a fondo, si
scoprirebbe che anche lui ha i suoi problemi.
Anche quando ci rallegriamo
o ci complimentiamo con qualcuno, possiamo essere invidiosi. Diceva a questo
proposito Ambrose Bierce: “Congratularsi vuol dire esprimere con garbo la
propria invidia”.
Però, non c'è niente da
fare: che l'oggetto della nostra invidia sia vero o puramente immaginario,
questo sentimento è ancora più potente dell'odio. Si può invidiare qualcuno o
qualcosa che non esiste per niente, che è un parto della nostra fantasia, ma
non si può fare a meno di farlo. Come diceva Schopenhauer, “l'invidia è naturale
nell'uomo, ed è contemporaneamente un vizio e una disgrazia. L'invidia degli
uomini indica quanto essi si sentano infelici, e la loro continua attenzione al
fare a al non fare degli altri quanto essi si annoiano.”
Dunque, il mezzo migliore per combattere l'invidia
è la conoscenza - il più possibile approfondita - di chi invidiamo. Quando si
conosce a fondo qualcuno, quando si vedono pregi e difetti, quando si scopre il
prezzo che paga per la sua posizione, allora si scopre anche che non c'è niente
da invidiare. Anzi, spesso c'è da compatire.
“O invidia, radice di mali infiniti, verme roditore di tutte le
virtù!”
Miguel de Cervantes
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