domenica 23 giugno 2019

L'ascolto profondo


Non so se avete notato che, nei dibattiti televisivi o nelle conversazioni private, tutti sentono talmente il bisogno di parlare e di esprimersi che non ascoltano veramente l'altro. Sono impazienti di dire la loro, e magari interrompono. Non ascoltano, non vogliono ascoltare.
Sì, perché ascoltare è difficile. Bisogna innanzitutto voler capire l'altro, e, per farlo, è necessario mettere da parte il proprio ego. Invece, per quasi tutti, è più importante aver ragione che ascoltare.
Raramente ascoltiamo, perché non riusciamo a mettere da parte il nostro io. Mentre l'altro parla, dovremmo lasciar perdere i nostri ragionamenti e le nostre opinioni. E invece continuiamo a macinare dentro di noi le obiezioni e le risposte. È una specie di gara a chi ha la meglio, a chi è superiore. A questo giunge la nostra competitività. Siamo sempre in lotta contro il prossimo.
Certo, dovremmo essere così obiettivi e così generosi da avere un autentico interesse per l'altro.
La meditazione insegna anche questo: a renderci conto del nostro atteggiamento e a cercare di uscire dal nostro piccolo mondo egoico per dare spazio agli altri. Senza contare che, per noi, il primo “altro” siamo noi stessi.
Infatti una seconda metafora del processo di meditazione – dopo la visione - è proprio l’ascolto. Qual è l’oggetto di questo “ascolto”? Non il mondo esterno, non il mondo interiore, ma la zona intermedia tra i due, dove il soggetto si fonde con l’oggetto.

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