Grazie all'introspezione possiamo conoscere ciò che ci sorge
interiormente (percezioni, sensazioni, emozioni, sentimenti, ragionamenti, atti
di coscienza, ecc.), e possiamo identificare ogni stato d'animo ed
etichettarlo. Possiamo inoltre vedere come ogni stato mentale sorga, permanga
per un po' e poi svanisca. Possiamo quindi accorgerci che tutto è in continuo
mutamento e impermanente. Nello stesso tempo scopriamo che tutte le cose sono
interdipendenti e che non hanno un sé permanente. Siamo all'abc della
meditazione, alla conoscenza di noi stessi e del mondo.
Ma a questo punto, rimanendo sempre fermi, ci stanchiamo di pensare
e di riflettere. E facciamo un passo avanti. Mettiamo a tacere il pensiero
discorsivo, le etichette, i concetti e guardiamo semplicemente le cose con
maggior chiarezza. In questa visione chiara c'è la nostra stessa consapevolezza
che, non avendo più un oggetto, diventa nuda attenzione. Tutto si ferma e si
acquieta. Non abbiamo per il momento né desideri né attaccamenti; non abbiamo
neppure un ego. Restiamo nel puro presente, in una quiete interiore profonda.
Niente disturba la mente, che è vuota e distaccata. La consapevolezza si fa
immobile e compatta.
Questa è la condizione soggiacente della mente - vuota,
consapevole, silenziosa e chiara. E capiamo tante cose che fino a quel momento
erano solo parole.
Fermarsi e guardare, fermarsi e guardare, fermarsi e guardare...
Il resto viene da sé, in un processo spontaneo. Quando la febbre mentale si
placa, l'essere individuato in un io si acquieta spontaneamente e si espande a
cogliere l'essere stesso del tutto. Allora possono avvenire cose meravigliose.
Basta restare fermi, osservare, calmarsi, essere consapevoli.
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