sabato 22 giugno 2019

Il capitano della nave che affonda


Per Salvini le cose si fanno difficili. Dopo essere andato in America a fare da zerbino a Trump, che non lo ha neppure ricevuto, si ritrova in Italia a tentare di fermare navi di immigranti e a lottare contro la Commissione europea. Doppio fallimento. Mentre ferma una nave, ne arrivano altre due o tre con decine o centinaia di migranti. E noi incameriamo tutti. Speriamo che se ne vadano clandestinamente negli altri paesi europei. Ma gli altri paesi europei li prendono e ce li rispediscono. In conclusione, ce li teniamo come prima senza sapere che farcene.
Anche con l’Unione europea è una battaglia persa in partenza. Siamo isolati e, carichi di debiti, non contiamo niente. Salvini aveva promesso grandi cambiamenti dopo le elezioni. Ma non è successo niente: i nazionalisti non hanno vinto. E i nuovi dirigenti europei ci saranno ostili come i precedenti, se non di più.
La sua idea di abbassare le tasse è buona. Ma la flat tax, cioè una tassa uguale per tutti, è pura demenza. Il buon senso dice che chi ha di più deve pagare in proporzione di più. Altrimenti diminuirà il gettito fiscale. Le grandi opere nessuno le vede, e lo stesso dicasi per l’autonomia di alcune regioni (eredità della vecchia secessione) e per il reddito minimo. E, per fare tutte queste riforme ci vogliono soldi  che non si sa da dove prendere.
L’Italia è sempre in stagnazione e presto sarà in recessione. Ma Salvini gira l’Italia in lungo e in largo per raccattare consensi.
Come titola l’Espresso, “il lavoro non c’è – e il ministro nemmeno”.

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