sabato 8 giugno 2019

Dio sul banco degli accusati


È nota l’arroganza con cui il Dio biblico risponde alle accuse di Giobbe che si lamenta perché viene colpito da sventure senza avere la minima colpa. Chi sei tu per giudicare? gli risponde Dio. E incomincia a enumerare le cose grandi che ha fatto, proprio come un qualsiasi potente terreno. Io ho fatto questo, io ho fatto e quello… e tu vuoi giudicarmi? “Dov’eri tu quando io ponevo le fondamenta della terra? Dillo se hai tanta intelligenza!”
Ma l’ “accusatore di Dio” ha le sue buone ragioni. E Dio non sa rispondere, non sa minimamente giustificare il male che si abbatte sul povero Giobbe e, in realtà, su tanti esseri viventi. Non sa spiegare il male che si abbatte sugli innocenti.
E noi, se credessimo in un creatore, potremmo aggiungere varie accuse cui Dio non saprebbe rispondere, potremmo mettere in evidenza tanti difetti della sua creazione. Per esempio, oltre ai bambini uccisi senza colpe, il modo brutale della riproduzione (una vera e propria droga pesante), il modo brutale di nutrirsi (per cui ognuno deve uccidere altri esseri viventi, “gli atti scellerati del nutrimento” di cui parlava Empedocle) e il modo crudele di morire.
Un creatore sarebbe colpevole di tutto ciò. E, al tribunale dell’intelligenza, dovrebbe essere condannato.
È per questi motivi che l’idea di un Dio creatore non regge.

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