A volte,
l’esperienza e le conclusioni che ne traiamo sono completamente opposte alla
realtà. Per esempio, noi vediamo il sole che sorge e tramonta, ma la verità è
esattamente il contrario – non è il sole che gira intorno al nostro pianeta, è
la Terra che gira intorno al sole. Analogamente siamo convinti che tutte le
cose siano autonome, isolate e indipendenti, mentre è esattamente il contrario
- le cose sono tutte interdipendenti: nascono in seguito a cause e condizioni e
muoiono in seguito a cause e condizioni.
Non c’è niente
che esista in sé e per sé. Non c’è niente che sia indipendente dal resto. Non
c’è niente di isolato. E non c’è niente di durevole. Certo ci sono cose che
durano di più ed altre che durano veramente poco. Ma tutto è fuggevole e
temporaneo. E, fra un po’, saremo scomparsi anche noi che scriviamo o leggiamo
queste parole.
Se niente
esiste di per sé, se tutto fa parte di un flusso continuo, è impossibile
trovare una specie di nucleo solido nelle cose e negli esseri del mondo. La
loro essenza non esiste, è assente, è vacua.
Non è quindi
strano che la fisica quantistica concluda che tutto nasce da un immenso vuoto.
È la stessa verità che avevano colto i taoisti o i pensatori della
Prajnaparamita:
“La forma è
vuoto, il vuoto è forma. La forma non è differente dal vuoto, il vuoto non è
differente dalla forma. E lo stesso è per le sensazioni, per le percezioni, per
gli impulsi, per la coscienza.” [Sutra del Cuore]
Tutto è vuoto
di esistenza intrinseca. Ed è inutile andare a cercare anime o essenze eterne.
Anzi, un’anima, un’essenza o un Dio eterno sarebbero la negazione della
fluidità, della trasformazione, del divenire e della stessa creatività. Se ci
fossero piccole entità eterne, sarebbero prive di eventi. Non potrebbero né
venire in essere né venire di nuovo amalgamati per dar vita a forme diverse.
È la vacuità –
non l’eternità immobile – che dà origine alla pienezza multiforme e liquida
degli esseri. Realizzare in noi la vacuità è tornare all’Origine da cui nasce
ogni cosa.
Ma gli uomini
non lo capiscono. E restano abbarbicati alle illusioni della durevolezza e
dell’isolamento.
I saggi sanno
invece da dove veniamo e dove andiamo.
Nessun commento:
Posta un commento