martedì 18 giugno 2019

Da dove veniamo


A volte, l’esperienza e le conclusioni che ne traiamo sono completamente opposte alla realtà. Per esempio, noi vediamo il sole che sorge e tramonta, ma la verità è esattamente il contrario – non è il sole che gira intorno al nostro pianeta, è la Terra che gira intorno al sole. Analogamente siamo convinti che tutte le cose siano autonome, isolate e indipendenti, mentre è esattamente il contrario - le cose sono tutte interdipendenti: nascono in seguito a cause e condizioni e muoiono in seguito a cause e condizioni.
Non c’è niente che esista in sé e per sé. Non c’è niente che sia indipendente dal resto. Non c’è niente di isolato. E non c’è niente di durevole. Certo ci sono cose che durano di più ed altre che durano veramente poco. Ma tutto è fuggevole e temporaneo. E, fra un po’, saremo scomparsi anche noi che scriviamo o leggiamo queste parole.
Se niente esiste di per sé, se tutto fa parte di un flusso continuo, è impossibile trovare una specie di nucleo solido nelle cose e negli esseri del mondo. La loro essenza non esiste, è assente, è vacua.
Non è quindi strano che la fisica quantistica concluda che tutto nasce da un immenso vuoto. È la stessa verità che avevano colto i taoisti o i pensatori della Prajnaparamita:
“La forma è vuoto, il vuoto è forma. La forma non è differente dal vuoto, il vuoto non è differente dalla forma. E lo stesso è per le sensazioni, per le percezioni, per gli impulsi, per la coscienza.” [Sutra del Cuore]
Tutto è vuoto di esistenza intrinseca. Ed è inutile andare a cercare anime o essenze eterne. Anzi, un’anima, un’essenza o un Dio eterno sarebbero la negazione della fluidità, della trasformazione, del divenire e della stessa creatività. Se ci fossero piccole entità eterne, sarebbero prive di eventi. Non potrebbero né venire in essere né venire di nuovo amalgamati per dar vita a forme diverse.
È la vacuità – non l’eternità immobile – che dà origine alla pienezza multiforme e liquida degli esseri. Realizzare in noi la vacuità è tornare all’Origine da cui nasce ogni cosa.
Ma gli uomini non lo capiscono. E restano abbarbicati alle illusioni della durevolezza e dell’isolamento.
I saggi sanno invece da dove veniamo e dove andiamo.

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